Paul

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

Dall’emergenza educativa all’allarme educativo.
Comunicato di Osservatorio Card. Van Thuan
Le notizie che giungono dal fronte dell’educazione ci dicono che un grande cambiamento è in atto rispetto a quanto ormai siamo soliti chiamare “emergenza educativa”. Il primo a parlare di emergenza educativa è stato, come si ricorderà, Benedetto XVI. Il 21 gennaio 2008, nella Lettera alla diocesi di Roma …
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Dall’emergenza educativa all’allarme educativo.

Comunicato di Osservatorio Card. Van Thuan

Le notizie che giungono dal fronte dell’educazione ci dicono che un grande cambiamento è in atto rispetto a quanto ormai siamo soliti chiamare “emergenza educativa”. Il primo a parlare di emergenza educativa è stato, come si ricorderà, Benedetto XVI. Il 21 gennaio 2008, nella Lettera alla diocesi di Roma sui problemi dell’educazione, egli disse che le difficoltà ad educare da parte della famiglia, della scuola e della società intera derivano dal fatto che non si sa più chi educare e a cosa educare. Derivano da «una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all'altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita».

Ora, l’accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell’educazione ha superato questa visione. Il fronte dell’emergenza educativa è ormai diventato un altro, al punto che bisogna ormai parlare di nuova emergenza educativa o, meglio, di allarme educativo.

Il fatto nuovo è stata l’irruzione dell’ideologia del gender nell’educazione, soprattutto nelle scuole.
La Francia, dopo l’approvazione della “Charte de la laïcité” predisposta dal ministro Peillon, si prepara ad introdurre nei licei, a partire dal 2015, un’ora di insegnamento di “morale laica”. Lo Stato impone una propria religione civile ed una propria etica pubblica tese a riplasmare i cittadini, secondo gli insegnamenti di Rousseau.

In Italia, la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”[1], elaborata dal Ministero per le pari opportunità e dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze), sta producendo i suoi effetti nelle scuole: i corsi per docenti sono impostati secondo l’ideologia del gender. A ciò contribuisce la RE.A.DY, la Rete delle pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, che fornisce sostegno e patrocinio. Sul piano locale c’è una collaborazione educativa ideologicamente orientata tra aziende sanitarie locali, comuni, scuole statali e associazioni Lgbt.

Il governo attualmente in carica in Italia ha approvato un decreto[2], che ha superato l’esame della Camera ed ora è in discussione al Senato, che destina risorse per 10 milioni di euro nel 2014 per la formazione dei docenti al «superamento degli stereotipi di genere»[3].

La legge cosiddetta sull’omofobia, anche questa già approvata alla Camera ed ora in discussione al Senato, se approvata, creerebbe un quadro di intolleranza ideologica e, insieme al decreto suddetto, stabilirebbe nella scuola un clima culturale di completa estromissione della famiglia. Diventerebbe impossibile educare alla famiglia naturale.

Un ulteriore allarme deriva da come viene attuata l’educazione sessuale nelle scuole italiane. Prevale un pensiero unico basato su contraccezione e aborto a cui ora si aggiunge l’ideologia gender. Nel Discorso al Corpo diplomatico del 10 gennaio 2011, Benedetto XVI aveva detto: «Proseguendo la mia riflessione, non posso passare sotto silenzio un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta ragione»[4].

Comincia anche ed esserci un allarme libri di testo. Durante la discussione alla Camera del Parlamento italiano del suddetto decreto scuola, il governo ha fatto proprio un ordine del giorno che introduce il rispetto del codice delle pari opportunità nei libri di testo[5]. In Francia c’è già stato un grande dibattito negli anni scorsi che tuttora continua, ma la cosa comincia a preoccupare seriamente anche in Italia. Questo è sempre stato un problema, data la forte caratterizzazione ideologica di molti libri che si usano nella scuola italiana, ma ora la cosa si fa allarmante in quanto i manuali scientifici sempre più veicolano una pseudoscienza del gender.

La nascita di scuole materne in cui bambini e bambine non sono aiutati a coltivare correttamente la propria identità sessuata, ma educati in modo “neutro” in attesa che siano loro, in futuro, a scegliere; la diffusione di favole per bambini o di spettacoli e sceneggiati per le scuole in cui il naturale approccio alla diversità sessuale viene stravolto in base alla nuova ideologia gender; la pianificazione centralizzata da parte dei governi di una educazione sessuale praticata in modo discutibile fin dai primissimi anni di vita, come previsto dagli orientamenti dell’OMS-Europa[6], tutto questo getta una luce molto inquietante sulla educazione dei nostri figli, davanti a cui nessuno può ritenere di poter tacere.

Questi fenomeni hanno trasformato l’emergenza educativa in allarme educativo. Non si tratta più solo di non sapere chi sia l’uomo da educare, il fatto nuovo è che lo si sa benissimo. Non ci si astiene dall’educare, abbandonando i bambini e i giovani a se stessi, ma si agisce attivamente per educare contro natura. Non ci si limita a prescindere dalla natura umana, la si vuole trasformare e ri-creare.

Lo smarrimento educativo, la fiacchezza, lo sconforto di tanti educatori, che Benedetto XVI ha descritto benissimo parlando dell’emergenza educativa nella Lettera del 2008, oggi è qualcosa di ben più grave: si rischia l’accondiscendenza passiva ad una contro-educazione. Ed infatti, i gravissimi casi che abbiamo nominato sopra, non hanno visto grandi proteste o levate di scudi, se non quelle di alcune agenzie di informazione e di associazioni che si stanno faticosamente mobilitando.

Davanti a questa nuova situazione, il nostro Osservatorio fa tre riflessioni.

La prima è che si ripropone in modo nuovo il problema della concreta libertà di educazione. E’ questo un argomento che di solito emerge solo in situazioni di difficoltà economica delle scuole non statali. Il popolo cattolico deve sentire in profondità l’importanza formidabile di questa libertà e venire adeguatamente educato a sentirla. Il fronte laico lo considera un terreno pericoloso. Davanti ai pericoli gravissimi che l’allarme educativo fa trapelare, la lotta per la libertà di educazione deve essere posta in primo piano e condotta con costanza e consapevolezza. I genitori stanno perdendo la possibilità di educare i loro figli non su cose di marginale importanza ma sulla identità della natura umana.

La seconda osservazione è che siamo davanti ad una logica a suo modo coerente e rigorosa. In molti pensano che possa darsi una laicità moderata ed aperta. Ma davanti a questi fenomeni, che ormai interessano non solo le nazioni rette da sistemi “giacobini”, ma anche quelle caratterizzate in origine o in passato da un rispettoso equilibrio tra politica e religione, si constata che la moderazione può anche darsi in via temporanea e in alcune contingenze, ma che, una volta eliminato Dio dalla pubblica piazza, si procede coerentemente con l’eliminazione dell’umano. E’ una secolarizzazione sempre più esigente e aggressiva, che spesso invece viene scambiata per semplice laicità.

La terza osservazione è di invito alla mobilitazione. I cattolici, come del resto ogni persona emancipata dalle sirene del proprio tempo, non possono girarsi dall’altra parte. Si tratta, in questo caso, di una grande testimonianza di carità che ci viene richiesta. Sì, di carità e non solo di verità.

Trieste, 12 novembre 2013
Paul

FILOSOFIA DEL GENDER- prima parte

In Francia questa teoria del GENDER é presentata in alcuni libri alle scuole elementari ... In Italia alcuni cominciano a discutere sui diritti degli omosessuali di avere bambini e sui bambini di essere educati alla loro maniera, poi con la LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA l'identità di genere (termine presentenell'art. 1) entrerà nel nostro ordinamento senza essere approvata ! Giusto o non giusto mi …More
In Francia questa teoria del GENDER é presentata in alcuni libri alle scuole elementari ... In Italia alcuni cominciano a discutere sui diritti degli omosessuali di avere bambini e sui bambini di essere educati alla loro maniera, poi con la LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA l'identità di genere (termine presentenell'art. 1) entrerà nel nostro ordinamento senza essere approvata ! Giusto o non giusto mi piacerebbe proporre qui un articolo molto interessante che riporta l'intervista al dott. Roberto Marchesini, psicologo e psicoterapeuta, autore del libro “Come scegliere il proprio orientamento sessuale (o vivere felici)”, collaboratore del periodico Il Timone.

Nel Suo libro, trattando i temi dell'identità di genere, Lei sembra richiamarsi ad un'antropologia definità del "senso comune". Può spiegare cosa intende?

Gli uomini condividono, senza bisogno di una particolare riflessione critica, una serie di credenze a proposito della realtà, del mondo e dell'uomo, e una serie di principi; la riflessione critica su questi argomenti, che sia essa di tipo scientifico o filosofico, ha il compito di giustificarli razionalmente. Questo insieme di certezze e principi prende il nome di "senso comune", perchè è il frutto nell'uomo dell'evidenza dell'esistenza della realtà e dei legami che evidenziano l'esistenza di un ordine. Al senso comune si contrappongono tutte le filosofie "del dubbio" che, a partire da quella cartesiana, sospendono ogni assenso a tutto ciò che non è frutto di una riflessione critica, la quale assume così un ruolo fondante.

Una antropologia del "senso comune" è dunque una riflessione filosofica sull'uomo che si pone come obiettivo quello di dare un fondamento razionale alle certezze che si presentano con evidenza su questo argomento. Si tratta di avere, in sostanza, un atteggiamento di umiltà nei confronti della realtà, e della realtà umana in particolare; un atteggiamento contemplativo di fronte a come l'uomo "è".

Certo, sarebbe più facile partire da una idea studiata "a tavolino", bella, allettante su come l'uomo "dovrebbe essere", ma la scienza ha il compito di spiegare come è e come funziona la realtà, non di dire come dovrebbe essere e funzionare, secondo i nostri desideri o progetti.

In effetti, il tentativo di spiegare ciò che è intuitivo è forse la cosa più difficile; mi viene in mente Sant'Agostino, che nelle sue Confessioni scriveva: "Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più" (Libro XI). Ma l'atteggiamento del "senso comune" è, a mio parere, un ottimo fondamento antropologico per lo studio dell'uomo.

Rudolf Allers (1883-1963), ad esempio, ha fatto di questo concetto la base della sua psicologia: "Non serviam!" è l'atteggiamento che sta alla radice della sofferenza del nevrotico. Ma lo sforzo per raggiungere qualcosa non solo al di là della propria possibilità personale, ma oltre le possibilità di ogni essere umano, implica una auto-contraddizione, perché ogni ambizione è condizionata dalle limitazioni della natura umana. Solo un individuo al quale la "onnipotenza" - "esse sicut dii" - è essenzialmente negata può aspirare a una cosa del genere.

Il disgusto nei confronti della propria natura umana e finita è un rifiuto di quella natura sulla quale ogni ambizione si deve fondare; e la nevrosi è la forma che questo atteggiamento paradossale assume. Da quando questo atteggiamento del non serviam è radicato nell'intimità più profonda della natura umana, la nevrosi stessa non è che una esagerazione delle caratteristiche della personalità umana comune a tutti noi" (The new psychologies).

Una parte della scienza e gli organismi internazionali, sembrano non tener conto dell'ordine naturale del mondo. Che cosa pensa in proposito?

In effetti, dai feed-back che ricevo soprattutto dall'ambiente scolastico, sembra che per le giovani generazioni l'orientamento sessuale sia considerato in modo sempre più mutevole e indeterminato, ma questo non significa affatto che la natura umana si possa trasformare da eterosessuale a bisessuale, come alcuni, ad esempio, sostengono.

Ciò che definisce la naturalità di qualcosa non è la sua frequenza statistica, ma l'aderenza al proprio progetto. In termini aristotelici, infatti, la natura è il principio insito nelle cose, che guida il loro passaggio da potenza ad atto.

Oltre a ciò, sulla base della mia esperienza clinica sono convinto che la natura abbia una sua forza, e che non si esprima solo quando ci sono ostacoli che ne impediscano il compimento; sono quindi ottimista sul fatto che la confusione sull'orientameno sessuale possa anche aumentare, ma mai divenire predominante.

C'è chi ritiene che la teoria del gender trasformi in modo definitivo la cultura occidentale. E' d'accordo?

Decisamente. Innanzitutto si tratta, come dicevo prima, di un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà che - concordo con Allers - non può che aumentare la sofferenza e l'angoscia nell'uomo.

Secondariamente, è una visione che muta radicalmente la natura dei legami relazionali
(che, è bene ricordarlo, sono fondamentali nel processo di formazione dell'identità): la relazione, anche sessuale, non è più il compimento di un progetto, della natura umana a livello più profondo (come ha mostrato l'insegnamento di Giovanni Paolo II sulla sessualità umana), ma diventa questione di scelta, anche ideologica, sdradicata dal livello biologico, persino variabile nel tempo.

I cambiamenti culturali, soprattutto in ambiti così delicati, non vanno trascurati. Lo statistico Roberto Volpi ha dimostrato (“La fine della famiglia”, 2007) che il cambiamento culturale portato con la legge sul divorzio ha avuto come effetto una diminuzione drastica della natalità; una ricerca del 1988 (Guis e Cavanna, “Maternità negata”) ha dimostrato che il 32% delle donne non avrebbe abortito in assenza della legge 194; e non è senza fondamento l'idea che il passaggio, avvenuto negli anni '50 e '60 del secolo scorso, ad una visione del fondato sulla soddisfazione personale dei propri bisogni affettivi e sessuali abbia avuto come conseguenza una maggior fragilità del legame matrimoniale. Infine, come è nel destino di ogni ideologia, anche...
la teoria del gender si sta trasformando in una dittatura, che limita la libertà di pensiero e di espressione e discrimina chi non si adegua a questa visione dell'uomo.

La Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica riconosce come, alla base di ogni esperienza umana, ci sia quella di nascere sessuati. Può spiegare dal punto di vista scientifico quest'affermazione?


Sarebbe facile ricordare che, fin dal momento del concepimento, ogni persona è maschio se possiede la coppia cromosomica XY, femmina se possiede la coppia XX; non solo ogni persona è maschio o femmina dall'origine, ma nella sua totalità corporea, dato che ogni cellula del suo corpo possiede la coppia cromosomica che ha determinato il sesso.

Tuttavia, l'identità sessuata non si esaurisce nella realtà corporea, ma comprende anche tutte quelle caratteristiche personali che afferiscono all'area relazionale, psicologica, emotiva, sociale e che gli ideologi del gender vorrebbero separate dal sesso biologico.

Purtroppo abbiamo avuto la dimostrazione di come anche l'identità di genere sia frutto di un progetto armonicamente connesso al sesso biologico, e di come le teorie che definiscono l'identità di genere come un mero prodotto culturale siano assolutamente prive di fondamento. Mi riferisco alla triste storia di David Reimer, raccontata dal giornalista John Colapinto nel libro “As nature made him” (2001).

David Reimer, in origine Bruce, fu evirato per errore durante una banale operazione di circoncisione a nemmeno due anni d'età. I genitori, disperati, si rivolsero al dottore John Money, celebre per la terapia di bambini con problemi di ermafroditismo, allievo di Kinsey e tra i primi a teorizzare che l'identità di genere non avrebbe nulla a che fare con il sesso biologico.

Il dottor Money si trovò così servito su un piatto d'argento l'esperimento perfetto, ossia la possibilità di trasformare un bambino nato maschio in una bambina, attraverso una educazione mirata e interventi chirurgici ed ormonali per modificare il sesso biologico. Non solo: Bruce aveva un fratello gemello identico, Brian, che poteva cosìrappresentare il cosiddetto "campione di controllo". Bruce venne così chiamato Brenda, subì una parziale operazione chirurgica e venne cresciuto come una bambina.

Cominciò così per l'intera famiglia un terribile calvario fatto di depressione, bulimia, alcolismo, problemi scolastici e sociali che terminò soltanto quando il Bruce/Brenda - che nulla sapeva dell'incidente e della sua vera identità - si ribellò al dottor Money, decise di farsi ricostruire un rudimentale pene e sposò Mary, una giovane donna con tre figli avuti da tre uomini diversi.

La storia non ha un lieto fine, perchè David - questo il nuovo nome di Bruce/Brenda - devastato dal tragico esperimento del dottor Money, si è suicidato il 5 maggio del 2004, due anni dopo il fratello Brian. (D.Q.)

(Agenzia Fides 20/12/2007)
Paul

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

RELAZIONE LUISA SANTOLINI : UN CONTRIBUTO ECCEZIONALE !
Filosofia del Gender
Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia
Luisa Santolini

Un cenno storico:
1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi diritti degli uomini.
1792 “Rivendicazione dei diritti delle donne” di Mary Wollstonecraft : …More
RELAZIONE LUISA SANTOLINI : UN CONTRIBUTO ECCEZIONALE !

Filosofia del Gender

Conferenza - Dibattito
20 ottobre 2013 Teatro Salesiano Civitavecchia

Luisa Santolini


Un cenno storico:

1791 “Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina” di Olympe de Gouges: la donna nasce libera e con gli stessi diritti degli uomini.
1792 “Rivendicazione dei diritti delle donne” di Mary Wollstonecraft : riconoscimento concreto alle donne dei diritti umani. Si delinea il paradigma dell’uguaglianza, nel significato di affrancamento e liberazione delle donne dall’oppressione sociale.
1851 “L’emancipazione delle donne” e “La soggezione delle donne” di Harriet Taylor e John Stuart Mill : confutare la pretesa inferiorità delle donne e individuare i modi per superare la subordinazione delle donne rispetto al potere dell’uomo. Si prefigura la libertà delle donne intesa come liberazione dalla cura della famiglia, come affrancamento dalla schiavitù nella famiglia, schiavitù esercitata non con la forza ma con il ricatto dell’affetto, che impedisce la ribellione collettiva. La discriminazione sessuale è ritenuta ingiusta e dunque si ritiene che la differenza sessuale debba essere irrilevante per l’accesso alla sfera pubblica.
XX secolo: entra in crisi la rivendicazione dell’uguaglianza perché si scopre
a - che in realtà esisteva solo una uguaglianza formale (affermazione della parità) e non sostanziale (accesso alla vita pubblica e alla carriera),
b - che le donne rischiavano di essere semplicemente uguali agli uomini anche in negativo, perché l’ignoranza delle differenze o la cancellazione delle differenze omologava la donna al maschio,
c - che “un individuo” in senso astratto privo di caratteristiche specifiche finiva per esprimere una soggettività indeterminata e indefinita priva di connotazioni specifiche legata alla realtà delle donne.
Inizia un nuovo paradigma: dalla rivendicazione dell’uguaglianza alla affermazione della differenza: si vuole un diritto alla differenza che si faccia carico della diversità sessuale. Da assimilazione all’uomo alla valorizzazione della specificità femminile.
La differenza al femminile si sviluppa in due filoni: la differenza “debole” che vuole estendere alle donne diritti già riconosciuti all’uomo e la differenza “forte” che vuole per le donne diritti esclusivi e specifici. Sono stati anni di rivendicazioni a volte confuse, di leggi non sempre coerenti alle aspettative, a volte ambivalenti e ambigue, a volte coraggiose ma con esiti sbagliati: si potrebbe parlare in questo caso di una eterogenesi dei fini, ricordando per esempio che il diritto giusto e naturale della tutela della gravidanza e della maternità di epoca recente ha avuto esiti anche negativi perché tutto ciò ha reso più difficile alle donne trovare un posto di lavoro in età feconda.
E si arriva ai giorni nostri, con il rischio di una discriminazione a rovescio che tende a garantire alle donne ( non in campo sociale e politico ma in quello della propria libertà e autodeterminazione) una condizione di privilegio rispetto all’uomo in una sorta di escalation di diritti che solo un serio ripensamento da parte delle donne potrà fermare (libertà sessuale, possibilità di disporre arbitrariamente del proprio corpo e della propria capacità riproduttiva, diritto all’aborto inteso come autodeterminazione e come diritto di decidere in solitudine la sorte del feto in quanto parte del proprio corpo, diritto alla contraccezione e alla sterilizzazione e quindi alla scissione tra sessualità e procreazione, il diritto ad un figlio ad ogni costo, il diritto ad un figlio “sano”, il diritto di procreare a prescindere dall’unione sessuale e quindi il diritto di accesso alle tecniche di procreazione artificiale anche in assenza di sterilità, il diritto di decidere non solo quando riprodursi – anche in età di menopausa - ma come riprodursi, il diritto alla fecondazione eterologa, il diritto a scindere la maternità dalla gravidanza – utero in affitto – e quindi il diritto alla irrilevanza della gestazione per avere un figlio, il diritto alla clonazione o alla autofecondazione (ipotesi per ora fantascientifica ma possibile in futuro) e quindi il diritto alla irrilevanza della diversità sessuale per la riproduzione. Dopo due secoli di battaglie si avrà come possibile esito la creazione di una drammatica asimmetria con l’uomo, spettatore perdente, perché a lui non è concesso di riprodursi e dunque non serve. In un delirio di onnipotenza la donna potrebbe non avere più bisogno dell’uomo. Si prospettano scenari di liberazione della donna non solo dal proprio corpo, ma dalla presenza in senso assoluto dell’uomo, con l’avvento di una totale polarità al femminile.

La Teoria del Genere.

Fin qui la storia passata presente e futura.

A partire dagli anni ’70, l’eccessivo rilievo della sessualità ha prodotto paradossalmente l’eclisse della identità sessuale, quando si fa strada l’idea che il sesso non sia semplicemente un dato biologico ma che comporti una elaborazione culturale in funzione della ripartizione dei ruoli nelle società di appartenenza. Il femminismo passa dalla differenza sessuale alla in-differenza attraverso l’uso della categoria del gender. Secondo questa ideologia la cultura occidentale si è sempre basata su strutture binarie come uomo/donna, naturale/artificiale, corpo/mente e su queste avrebbe costruito delle asimmetrie che giustificavano pratiche di dominio sulle donne, sugli animali, sulla natura. Al contrario queste differenze sono mere costruzioni culturali che possono essere superate o distrutte con l’aiuto della tecnologia che diventa così uno strumento di liberazione dalle pratiche di dominio e di oppressione. Culturale è dunque la differenza tra un uomo e una donna e puramente convenzionale (e non essenziale) è il matrimonio tradizionale. La differenza uomo-donna non più solo come differenza biologica, ma come identità psicologica e sociale, finendo con il ritenere irrilevante la diversità sessuale e invece determinanti la propria identità e il proprio orientamento psicologico. Così la categoria genere nel tempo ha significato ruoli che fino a quel momento erano stati considerati naturali e che invece la riflessione femminista prima e culturale poi ritengono sovrapposizioni per nulla naturali ma funzionali a posizioni di potere maschile. Si è estremizzata la libertà, la autodeterminazione, il grande totem del nostro tempo. La categoria genere è diventata in poco tempo autonome rispetto alla differenza sessuale biologica fino rivendicare una autonomia assoluta dichiarando la fine del dato naturale e il primato del dato culturale, in altre parole la affermazione senza riserve della preferenza individuale soggettiva. Si è arrivati a negare un dato di partenza, il più banale, il più ovvio: la persone nasce sessuata e lo è non solo nel suo fenotipo, ma nei suoi cromosomi, nei suoi ormoni, nelle sue cellule, nella conformazione della sua psiche, nel suo dato ontologico.
In altre parole il genere, che un tempo indicava il genere maschile e femminile ( e neutro nelle lingue anglosassoni), col tempo assume un significato diverso come contrapposizione tra natura e cultura: indica cioè la rappresentazione psicologica e simbolica, il condizionamento sociale e la costruzione storico-culturale della identità maschile e femminile a prescindere dalla natura. “Donne non si nasce ma si diventa” di Simon de Bouvoir, cioè si acquisisce una identità femminile o maschile in base al proprio vissuto interiore, in base al proprio modo di vivere la sessualità, in base alle funzioni e ai ruoli che la società codifica come maschili e femminili e che noi apprendiamo dai comportamenti diffusi dell’ ambiente. Si “è” uomini e donne alla nascita (l’essere indica una condizione di fatto), ma si diventa maschio o femmina in base alle scelte psicologiche individuali, alle aspettative sociali e alle abitudini culturali. Si nasce uomo, ci si comporta da uomo, ci si percepisce come uomo: ma questa sequenza, questa coincidenza tra nascita e comportamento si possono mescolare con l’altro sesso e avere esiti diversi anche più di una volta nel corso della vita. In questa prospettiva il matrimonio eterosessuale viene considerato la istituzione che esplicita in modo soffocante la gerarchizzazione del sessismo maschilista e la maternità come origine e fonte della oppressione femminile.

La differenza sessuale diventa relativa, la natura irrilevante, tutto si riduce ad una scelta individuale, il genere non deve essere costretto nel sesso, ma deve essere libero di esprimersi in base alle pulsioni e agli istinti, così la riappropriazione del corpo consentirà la trasformazione della società e della famiglia. Si auspica la “liberazione dalla famiglia tradizionale”: la famiglia non è negata, ma ridefinita, ridisegnata come luogo di affetti o unione tra individui a prescindere dalla appartenenza sessuale e senza delimitazione del numero (famiglie poligamiche o piandriche) senza figli o con figli ottenuti con l’adozione o con le tecnologie riproduttive, ritenendo che ciò che conta per la identificazione del bambino sia solo il rapporto affettivo.
Un cenno solo al movimento queer che rappresenta l’ala estrema delle gender teorie: queer dilata e oltrepassa il gender e si contrappone ad ogni normalità affinchè la eterosessualità non sia egeminica, obbligatoria e normativa. Queer indica la fluidità del genere che sfugge ad ogni categorizzazione naturale o sociale per essere “altro”. Si costituisce la comunità LGBT acronimo che indica un termine collettivo che si riferisce a lesbiche, gay, bisessuali, trans gender, con l’obiettivo del ribaltamento dei ruoli tradizionali: mascolinizzazione della donna e femminilizzazione dell’uomo, sia nel senso biologico, che psichico e sociale. Non ci sarà più oppressione perché non ci saranno più né donne né uomini e non ci sarà più famiglia perché la riproduzione sarà solo produzione meccanica e seriale. Sparisce il discorso fondato sul sesso, sul gender e sulla famiglia perché tali categorie non avranno più alcun significato. Di conseguenza l’autentica liberazione di una donna sta nel non considerarla più una “madre naturale” bensì nel consentire alla tecnologia di gestire questo processo nel quale non gioca più alcun ruolo la differenza di genere. Dunque lo scopo non è di mettere il matrimonio omosessuale accanto ad un altro, ma di fare del matrimonio un contratto qualsiasi tra “esseri” qualsiasi, in cui la specificità sessuale non interviene più e in cui le modalità di filiazione sono irrilevanti.

Dietro l’uso della parola Gender si nasconde dunque una concezione dell’uomo, dei rapporti interpersonali e della società, con enormi implicazioni sull’etica, sulla politica e sul diritto, come presa di posizione della cultura contro la natura.
Tutto si iscrive nella cornice del pensiero post moderno, un pensiero antimetafisico (la natura è un fatto contingente in senso meccanicistico e materialistico), antropologicamente empirista (l’individuo è pura pulsione e istinto non mediato dalla ragione), relativista (è impossibile la conoscenza attraverso la ragione di una qualunque verità nella natura, dunque norme e valori sono tutti uguali, hanno pari dignità e non sono giudicabili non essendoci un criterio oggettivo per poter esprimere un giudizio), individualista (non esiste altro che il proprio io con i relativi desideri/istinti), scientista (la scienza e la tecnologia possono risolvere ogni problema e soddisfare ogni desiderio), pragmatico ( regole e scelte, norme e valori devono essere tutti tollerabili, cioè pragmaticamente accettabili), anarchico (nega l’esistenza e la rilevanza del diritto naturale, separa radicalmente diritto ed etica, rifiuta il diritto positivo pubblico o se lo accetta è per una presa d’atto neutrale delle nuove esigenze sociali emergenti ed alternative), avaloriale (nel senso che non esistono e non sono comunque conoscibili valori comuni), antifamiliare (va legalizzata ogni opzione individuale, garantendo le diverse forme di famiglia e di matrimonio in modo paritetico, matrimonio che è e rimane una faccenda privata tra due persone, un contratto privato, una negoziazione tra due persone, da gestire in base alla volontà dei contraenti e a prescindere dal sesso di appartenenza.

Uno scenario da incubo a mio avviso, che però sta entrando nel diritto vigente, sia a livello nazionale che internazionale.
Lo scenario internazionale

Ci si allontana sempre di più dalla Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo che all’Art. 16 definisce la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come nucleo naturale e fondamentale della società e afferma che la famiglia ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato.
Infatti l’ONU sta “promuovendo la prospettiva di genere”, sostenendo anche finanziariamente i piani esplicitati nelle Conferenze del Cairo (1994) e di Pechino (1995) e “la diffusione dell’ Agenda di Genere”, in ambito istituzionale pubblico e privato.
Alla Conferenza del Cairo si è parlato dei diritti sessuali e riproduttivi (leggi sesso sicuro e aborto garantito) come diritti fondamentali delle donne, della libertà sessuale, della contraccezione e della sterilizzazione anche senza consenso come mezzi per il controllo demografico.
L’Istituto internazionale di ricerca per l’avanzamento delle donne (INSTRAW), che fa parte dell’Onu ritiene “opportuno rinegoziare i confini tra il naturale, e la sua relativa inflessibilità, e il sociale, e la sua relativa modificabilità”.
Il Comitato Latino Americano e dei Caraibi per la difesa dei diritti delle donne (CLADSEM) ha fatto circolare una “Proposta per la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo secondo la prospettiva di genere”, chiedendo di riconoscere i diritti degli omosessuali, dei bisessuali, dei transessuali ed ermafroditi; il diritto ad una educazione sessuale libera, il diritto alla sessualità ed all’orientamento sessuale, il diritto alla contraccezione, all’aborto, alla sterilizzazione, il diritto all’unione con individui di sesso opposto o simile al proprio.
Il 3 maggio 2008 l’Onu ha emanato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità nell’ambito della quale, in nome della non discriminazione dei disabili, viene introdotto il riferimento alla salute riproduttiva e alla necessità di “incorporare la prospettiva di genere” nel contesto dei Diritti umani. L’espressione Genere è usata in modo ambiguo, tanto che il nostro CNB ha indicato al Parlamento la non univocità dell’espressione “genere”, per quando la Convenzione sarà ratificata.
Il Parlamento Europeo nel 1994 ha votato una risoluzione per la parità dei diritti degli omosessuali in cui si evoca l’orientamento sessuale.
Nel 2006 il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa hanno emanato una Direttiva (nell’ambito della attuazione del principio delle pari opportunità e del pari trattamento di uomini e donne nel lavoro) che estende la non discriminazione alle persone che hanno “rassegnato il genere” che in italiano è stato tradotto come “cambiamento di sesso”.
La Corte europea dei diritti dell’uomo e la Corte di giustizia hanno emesso delle sentenze che sostengono il diritto all’identità di genere come conformazione della sessualità alla scelta.
La Carta di Nizza (2000 – Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) all’Art.21 vieta la discriminazione sul sesso con espliciti riferimenti alle tendenze sessuali e all’Art. 9 riconosce il diritto di sposarsi e di mettere su famiglia senza specificare se questo debba avvenire tra un uomo e una donna, lasciando quindi la porta aperta al riconoscimento dei matrimoni omosessuali.
Per ragioni di tempo e di spazio non si possono citare le innumerevoli sentenze e leggi e convenzioni e mozioni che sono state prodotte da quasi tutti i Paesi membri della UE, anche in materia di adozioni da parte delle coppie omosessuali.
Anche in Italia ci sono state disposizioni urgenti (decreto sicurezza del 1° novembre 2007) in cui si sanziona chi compie atti omofobici affermando il divieto di discriminazione per “orientamento sessuale e identità di genere”.

Le prospettive

La filosofia del gender così non rimane confinata nel mondo degli addetti ai lavori e al dibattito tra esperti e scienziati, ma si insinua a livello politico, sociale e giuridico con molta rapidità e senza che nella cosiddetta società civile ci sia una adeguata e meditata presa di coscienza critica. Si gioca sulla ambiguità, sulla cosiddetta “Agenda di Genere”, sulla ignoranza di cosa significhi veramente la parola genere, che ormai è entrata nel lessico quotidiano senza sollevare obiezioni.
Questo ha preoccupanti conseguenze immediate:

a – tocca una visione più ampia ( la visione antropologica ) che rischia di trasformare in modo drammatico la nostra società perché non è vero che tutto questo riguarda solo la nostra sfera privata, perchè tutto questo contribuisce a disgregare il mondo sociale. Pensare solo a quello che fa piacere o che ci fa stare bene o che ci realizza significa andare verso una barbarie di egoismo e di autoreferenzialità che cancella la solidarietà, il senso del bene comune, il desiderio di relazionarsi agli altri in modo autentico. L’individualismo non assicura la felicità ed è inadeguato a rispondere alle aspettative che ognuno ha sulla propria vita, anzi instaura una violenza che è tipica di chi è insofferente ai legami e non conosce il rispetto dovuto alla dignità della persona umana ( e tutti i giorni la cronaca ci consegna tragedie impastate di violenza)
b – si arriva a decisioni politiche che equiparano giuridicamente tipi di vita differenti e dichiarano indifferenti le relazioni tra un uomo e una donna e quelle tra due persone dello stesso sesso. Vedi pdl sulla omofobia o la legge del Consiglio Regionale della Toscana su proposta unanime della Giunta il 10 Nov. 2004 ( La Regione garantisce il diritto alla autodeterminazione di ogni persona in ordine....alla propria identità di genere”)
c – si misconosce la verità e la realtà della famiglia trattando in modo uguale realtà diverse e si “appiattisce il concetto di uguaglianza, che non consiste nel dare a tutti la stessa cosa ma nel dare a ciascuno ciò che gli è coerente” . “La famiglia non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari, che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento”. L’io si sviluppa non nel chiuso del proprio individualismo, ma quando si apre all’altro. La famiglia è una preziosa custode delle differenze e della loro alleanza, “la famiglia resta lo spazio delle “grandi differenze” che si completano e si promuovono a vicenda”. Sappiamo che non tutto è sempre ideale: ci sono conflitti, incomprensioni, sofferenze, ma alla fine la famiglia è il solo e prezioso rifugio sicuro in cui ognuno si riconosce e si ritrova per quello che è. “La famiglia non è un nido virtuale dove rifugiarsi per sfuggire dal mondo reale, ma un luogo dove si dà il giusto nome alle cose”, dove si impara la differenza tra il bene e il male e si capisce che non esistono diritti senza assumersi dei doveri.

In altre parole dobbiamo essere consapevoli delle enormi implicazioni sul piano umano e sociale che sta avendo e avrà questa “battaglia del gender” come qualcuno l’ha definita: implicazioni sulla educazione, sulle scelte di vita delle persone, sulla visione di società che vogliamo consegnare ai nostri figli e va registrato, con una certa apprensione, che la valanga di critiche a questa teoria, che non è stata mai scientificamente provata, non sono note al grande pubblico: sono critiche motivate e provate sul piano scientifico, sul piano filosofico, sul piano biologico, sul piano fenomenologico, sul piano psicanalitico, sul piano della antropologia strutturale, sul piano etnografico ed etnologico. Eppure tutti parlano di Genere senza rendersi conto di quello a cui alludono e senza comprendere che dobbiamo affrontare e dibattere questi temi per avere chiaro il quadro che ci si prospetta, per averne una consapevolezza critica e prenderne le distanze in ogni occasione, a difesa dell’uomo, della sua natura e della sua verità.

“La teoria del gender è la punta di lancia di una battaglia ideologica volta a distruggere quello che viene chiamato “l’essenzialismo” della cultura occidentale.” Per quanto detto in queste pagine sembra proprio che sia così e la possibilità che la tecnologia permetta di intervenire sul corpo per la costruzione di un essere misto che sia una miscela di naturale e di artificiale conferma questa cupa profezia. E tutto deve essere legittimo, tollerabile, sopportabile, garantito. Tutto è sullo stesso terreno.
Noi stiamo dicendo ai nostri figli che è tutto uguale e che ogni tipo di scelta nella vita è del tutto legittima e indifferente.
Ma tutto questo è fallace perché ad una asimmetria che ci si propone di distruggere se ne sostituisce un’altra più pervasiva che è una visione materialista e scientista che concepisce la persona come una macchina da manipolare a volontà, attraverso la tecnologia nuovo totem del nostro tempo.
Si tratta di un grande inganno che si accompagna a quello riduce ogni realtà ad un processo culturale: un idealismo radicale che sposa il materialismo più radicale.
Siamo di fronte ad una battaglia ispirata da una avversione profonda per le radici stesse della civiltà e della cultura occidentale. Avversione che viene da lontano e ha messo radici. Tutto ciò ha ben poco a che fare con il rispetto degli omosessuali, con la lotta contro l’omofobia, con la tolleranza e con il rispetto delle diversità: semmai è vero il contrario perché sono proprio le diversità che si vogliono abbattere. Difendere i diritti degli omosessuali non solo è giusto ma è doveroso, ma “l’ostinazione a impadronirsi del fortino del “matrimonio” e a demolire tutte le parole connesse ( come “padre e madre”) indica altri obiettivi. Primo tra i quali quello di additare al pubblico ludibrio come omofobo chiunque si opponga al matrimonio gay o alle adozioni gay o ad una legge sulla omofobia (la quale legge non vincerà l’omofobia per decreto perché questo richiede un processo lungo, faticoso, paziente e perseverante sul piano culturale ed educativo e non su quello legislativo).

Conclusione

Vale la pena di ricordare le parole che il Cardinale Bagnasco ha pronunciato lo scorso Settembre all’apertura della settimana sociale dedicata alla Famiglia:
“La differenza dei sessi costituisce la travatura di ogni essere umano e non può essere confusa senza che ne segua la disorganizzazione globale della persona e della società. Il fatto è che nel giro una tale persuasione ha preso una tale evidenza da diventare un problema. Come siamo arrivati a questo punto? E soprattutto chi ha paura della differenza?
La famiglia non è una invenzione stagionale e come tale soggetta a cicliche ridefinizioni. La roccia della differenza è fondamentale per ritessere l’umano che rischia diversamente di essere polverizzato in un indistinto egualitarismo che cancella la differenza sessuale e quella generazionale eliminando così la possibilità di essere padre e madre, figlio e figlia. La domanda che resta alla fine non è quella che risuona frequentemente “che mondo lasceremo ai nostri figli?” ma una più inquietante “ A quali figli lasceremo questo mondo?”

Bibliografia:

Gilles Bernheim - gran Rabbino di Francia “Quello che spesso si dimentica di dire” ottobre 2012 – Casa Editrice Cattolica e Casa Editrice Cultura Cattolica

Bagnasco Cardinale Angelo: Prolusione alla settimana sociale . Torino settembre 2013

Palazzani Laura : “Identità di genere? Dalla differenza alla indifferenza sessuale nel diritto” San Paolo Editore 2008

D’Agostino Francesco : “Introduzione alla biopolitica” Aracne Editrice s.r.l. Novembre 2009
Paul

FILOSOFIA DEL GENDER- seconda parte

Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".
In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che …More
Secondo la FILOSOFIA DEL GENDER "Ciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedie ".

In occasione della Conferenza di Pechino, Giovanni Paolo II scrisse una
famosa Lettera alle donne nel cui testo — richiamando la felice espressione «genio della donna»
(Mulieris dignitatem, n.30s)7— riaffermava che «femminilità e mascolinità sono tra loro
complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla
dualità del “maschile” e del “femminile” che l’umano si realizza appieno». Questa lettera, unita a
quella indirizzata nel 2004 ai vescovi — Sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa
e nel mondo —
, dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il card. Joseph
Ratzinger, vede possibile un dialogo col neofemminismo «dell’uguaglianza differenziata», ma
prende le distanze dal femminismo radicale o emancipazionista, sostenitore del gender. In
particolare, in tale lettera la differenza sessuale è vista «come realtà iscritta profondamente
nell’uomo e nella donna: la sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano fisico, ma
anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione. Essa non può essere
ridotta a puro e insignificante dato biologico, ma è una componente fondamentale della personalità,
un suo modo di essere, di manifestarsi, di comunicare con gli altri, di sentire, di esprimere e di
vivere l’amore umano»8.
All’opposto, la prospettiva del gender —, come spiega un documento dell’Instraw —
«distingue tra ciò che è naturale e biologico e ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e
intende rciascuno si costruisce il proprio “genere” fluttuando liberamente tra il maschile e il femminile, transitando per tutte le possibilità intermedieinegoziare i confini tra il naturale e la sua inflessibilità, e il sociale». Questo comporta il
rifiuto dell’idea che l’identità sessuale sia iscritta nella natura, nei cromosomi, e affermare che
«
»9. La teoria del gender, infatti, sviluppa questi
presupposti: la differenza sessuale non è unica — quella maschio/femmina — bensì molteplice,
legata ai diversi orientamenti sessuali, di razza e cultura, nonché alla condizione sociale, «fino a
destituire totalmente di significato la dualità maschio/femmina, operando una separazione sempre
più netta tra la differenza sessuale biologica e la costruzione dell’identità, sociale e psicologica»10.
In realtà, la teoria del gender mira essenzialmente alla totale normalizzazione della sessualità
omosessuale e rappresenta il primo passo verso lo sganciamento dell’identità sessuale dalla realtà
biologica, tanto che il gender incontra il suo logico sviluppo nella prospettiva dell’identità sessuale
come scelta mobile e revocabile, anche più volte nel corso della vita dalla stessa persona. Esso si
propone come un movimento che, rimettendo in discussione le identità ritenute normative, nega la
differenza biologica fra i sessi e punta a renderli uguali.
Paul

LUCA CARRU CENTROCAMPISTA DERTHONA

forza Luca CArru!!
Paul

UNO DI NOI - PETIZIONE EUROPEA. Firma anche tu, ON LINE, la petizione europea per tutelare la vita …

OBIETTIVO RAGGIUNTO !!!!!
INVECE DI UN MILIONE,QUASI DUE MILIONI DI FIRME RACCOLTE IN EUROPA PER LA PETIZIONE A DIFESA DELL'EMBRIONE UMANO!
LA MOBILITAZIONE
"Uno di noi" sfiora i due milioni
di firme in Europa

A conti fatti, quello che era un indiscutibile successo sta assumendo i contorni di un’autentica impresa. I Comitati nazionali che hanno curato la raccolta delle adesioni alla petizione …More
OBIETTIVO RAGGIUNTO !!!!!
INVECE DI UN MILIONE,QUASI DUE MILIONI DI FIRME RACCOLTE IN EUROPA PER LA PETIZIONE A DIFESA DELL'EMBRIONE UMANO!

LA MOBILITAZIONE

"Uno di noi" sfiora i due milioni
di firme in Europa


A conti fatti, quello che era un indiscutibile successo sta assumendo i contorni di un’autentica impresa. I Comitati nazionali che hanno curato la raccolta delle adesioni alla petizione europea «Uno di noi» per il riconoscimento della dignità umana dell’embrione da parte delle istituzioni Ue hanno infatti completato i conteggi delle firme raccolte in ciascuno dei 28 Paesi dell’Unione. Al totale precedente sono state aggiunte infatti le firme apposte nelle ultime ore della campagna sui moduli cartacei, che hanno richiesto qualche giorno in più per verifiche e somme. E ieri il Comitato europeo ha potuto annunciare che il totale non è di un milione 700mila come annunciato il 1° novembre, giorno conclusivo dell’iniziativa, ma addirittura di 1.885.000.

Una soglia inimmaginabile solo pochi mesi fa, quando sembrava che la campagna faticasse a raggiungere quel milione di adesioni fissato dal Trattato di Lisbona come barriera minima per l’accoglimento di petizioni europee promosse dai cittadini (è il caso di «Uno di noi»). Ora che la cifra fissata come requisito base è stata quasi raddoppiata, i Comitati nazionali si preparano al prossimo passo, l’ultimo che compete al loro livello: la presentazione lunedì mattina delle adesioni raccolte alle autorità pubbliche competenti, simultaneamente nelle capitali dei Paesi Ue. Il Comitato italiano consegnerà alle 10.30 le oltre 600mila firme del nostro Paese (addirittura un terzo del totale, un successo nel successo) al Ministero dell’Interno.

Subito dopo il presidente Carlo Casini e la portavoce Maria Grazia Colombo incontreranno i media in una conferenza stampa nel corso della quale tracceranno il bilancio di un’iniziativa che ha visto all’opera migliaia di persone impegnate a spiegare un nodo certamente non facile né oggi scontato (la natura umana dell’embrione e la necessità di tutelarlo giuridicamente) ai potenziali firmatari della petizione. «La risposta alla mobilitazione è stata massiccia – si legge in un comunicato diffuso ieri da "Uno di noi" –. I popoli europei si sono espressi e, con un risultato senza precedenti, chiedono alle istituzioni comunitarie di uscire dall’equivoco e di affermare senza reticenze e infingimenti che ogni uomo è titolare di diritti, senza distinzioni o limiti. E in particolare lo è il più debole: il concepito non ancora nato». Un concetto che 600mila italiani hanno mostrato di condividere firmando la petizione «Uno di noi» malgrado il silenzio di quasi tutti i media che sinora si sono ben guardati dall’informare sulla campagna o anche sono incuriosirsi per uno sforzo di queste proporzioni. Dopo la consegna alle autorità locali, le firme confluiranno da tutta Europa a Bruxelles dove saranno vagliate dalla Commissione. Che non può certo chiudere le orecchie davanti a un coro di un milione 885mila voci.
Paul

FILOSOFIA DEL GENDER- prima parte

La Filosofia del Gender, o megio ideologia del gender, che significa genere, è sponsorizzata da ONU ed Unione Europea.
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente su un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il …More
La Filosofia del Gender, o megio ideologia del gender, che significa genere, è sponsorizzata da ONU ed Unione Europea.
E' una teoria a largo respiro, che intende promuovere una nuova antropologia fondata essenzialmente su un artificio intellettuale che separa il sesso maschile e femminile ( dato biologico) dal genere, quale dato sociale e culturale. Mentre i sessi sarebbero due, dato naturale, il genere sarebbe indipendente da esso, per cui avremmo non più soltanto genere maschile e femminile, ma un numero indefinito di generi, a seconda dell'orientamento sessuale avvertito dal soggetto in un dato momento.
Nella filosofia del GENDER o del genere, dunque,il genere è distinto dal sesso biologico, e consisterebbe nell'orientamento sessuale di un individuo : non più un dato originario della natura (maschile e femminile), che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. I diversi orientamenti sessuali (lesbismo, omosessualità, transessualismo, ecc.) sarebbero “naturali varianti della sessualità umana”, a disposizione della scelta autonoma dell’individuo. Il genere sarebbe dunque la costruzione sociale o culturale del sesso, ovvero chiunque potrebbe determinare il proprio genere e modificarlo a suo piacimento. Una teoria ben studiata, dove l'uomo entra in conflitto con se stesso e "divorzia" dal proprio corpo, per reinventarsi una identità fondata sul "sentire" del momento : insomma una pura costruzione intellettuale, un artificio possibile solo se l'uomo ha la pretesa di essere in toto arbitro del proprio destino, ponendosi quale creatore e signore di se stesso.
Paul

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS. VIDEO DI ALESSANDRO DIOTTASI, PRESIDENTE DELLA COMUNITA' MONDO NUOVO …

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO
La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna …More
GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO

La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna) è una miscela di fiori, steli e foglie della pianta. L'hashish è un derivato della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con l'utilizzazione di altre sostanze (come i grassi animali) che fanno da collante.
Tra i cannabinoidi rientrano dunque la marijuana, l' hashish e l' olio di hashish, il cui principale componente attivo è rappresentato dal T.H.C. (tetra-idro-cannabinolo).

Effetti a breve termine
Gli effetti acuti più comuni sono: deficit dell'attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi dell'equilibrio con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente.
Gli effetti psicologici a breve termine includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell'umore, disinibizione sociale.

Effetti a lungo termine
Gli effetti fisiologici a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici.
Gli effetti psicologici a lungo termine sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell'umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione.
Gli effetti cronici avversi sul piano mentale includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell'ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.
L'uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell'istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall'apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Nel caso d'intossicazione acuta l'assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell'equilibrio, nausea e vomito.

Effetti avversi della canapa indiana sull'organismo
Numerose ricerche indicano che i derivati della cannabis:
1) Danneggiano la struttura del nucleo cellulare (DNA e RNA) (1). Ciò comporta un documentato effetto teratogeno nella prole,(2)(3) e un probabile aumento delle mutazioni con induzione di tumori e una documentata riduzione della fertilità nella prole (4).
2) Si legano a dei recettori specifici (5)(6) del cervello alterando la trasmissione sinaptica dal punto di vista morfolologico e funzionale ed incidendo dei meccanismi biomolecolari del rinforzo e modulando i recettori oppioidi. Questo significa che i derivati della cannabis agiscono in modo biologico e non possono essere considerati "droga leggera", in quanto la dipendenza dalla droga ha una struttura biologica (7)(8)(9).
Gli articoli (5)(6) identificano i recettori cerebrali della cannabis e i loro ligandi endogeni verificando così la base biologica della tossicodipendenza. L'articolo (6) fornisce la spiegazione della base biologica dei danni all'attenzione, alla memoria, all'apprendimento e alle funzioni superiori causate dai derivati della cannabis.
3) Danneggiano la struttura e la funzione del cervello, colpendo le aree limbiche (zona del setto ed ippocampo),(1) i processi emotivi-affettivi, l'apprendimento e la memoria (10)(11)(12)(13), agendo a livello della trasmissione colinergica e sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. E' stato visto sperimentalmente che i danni sono trasmessi alla prole (2)(3).
4) Alterano i processi percettivi, l'attenzione (14), la percezione della distanza e del tempo (15)(16), il coordinamento motorio(20), aumentando la probabilità d'incidenti stradali causati da soggetti consumatori (17)(18)(19).
5) Sono stati stati associati all'insorgenza della discinesia tardiva (21).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Gabriel (Columbia University, Coll of Physicians & Surgeons); Bulletin on Narcotics, 1977 Apr-Jun Vol 29(2) 13-27.
2) Kawash, Yeung, Berg (U Guelph, Canada); Perceptual & Motor Skills, 1980 Apr vol. 50(2) 359-365.
3) Nahas; Neurotoxicology in the fetus and child, 1986, vol. 7(2), 381-396.
4) Fried, Charlebois (Carleton U, Ottawa); Physiological Psychology, 1979 Sep vol. 7(3) 307-310.
5) Devane, Axelrod; Proc. National Academy of Sciences, Usa, 1994, 91: 6698-6701.
6) Vogel, Barg, Levy, Saja, Heldman, Mechoulam; Journal of Neurochemistry, 1993, 61:352-355.
7) Harper; Journal of Neuroscience Research, 1977, 3(2), 87-93.
8) Gardner, Lowinson (Yeshiva University, Albert Einstein Coll of Medicine Lab of Behavioral Pharmacology, New York); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 571-580.
9) Wise; Neurobiology of addiction; article.
10) Miller, Branconnier (Burroughs Wellcome Co, Medical Division, Research Triangle Park); Psychological Bulletin, 1983 May vol. 93(3) 441-456.
11) Schwartz (Department of Pediatrics, Georgetown University School of Medicine, Washington); American Journal of Diseases of Children, 1989 Oct. 143 (10), 1214-9.
12) Deahl (U London, St Bartholomew's Hosp Medical Coll, England); British Journal of Addiction, 1991 Mar vol. 86(3) 249-252.
13) Millsaps et al; Journal of Child & Adolescent Substance Abuse, 1994, vol. 3(1), 47-56.
14) Solowij, Michie, Fox (U New South Wales, National Drug & Alcohol Research Ctr, Sydney); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 683-688.
15) Soueif; Annals of the New York Academy of Sciences, 1976, 282, 323-43.
16) Soueif; Bulletin on Narcotics, 1975 Oct-Dec vol. 27(4) 1-26.
17) Medical Journal of Australia, May 22 1976, 1, 771.
18) Aussedat; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
19) Soderstrom; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
20) Milstein, MacCannell, Karr, Clark (INRS, Sante, Hopital St Jean-de-Dieu, Montreal); Journal of Nervous & Mental Disease, 1975 Jul vol. 161(1) 26-31.
21) Zaretsky, Rector, Seeman, Fornazzari (Mt Sinai Hosp, Dept of Psychiatry, Toronto); Schizophrenia Research, 1993 Dec vol. 11(1) 3-8.

Effetti avversi della canapa indiana a livello psicologico
Il consumo della cannabis appare inoltre un fattore di rischio indipendente per l'esordio di una psicosi schizofrenica (1,2,3,4) ed aggrava il decorso di tale patologia (5,6). L'uso della cannabis può indurre, indipendentemente dalla dose, una psicosi specifica (Drug/Cannabis Induced Psychosis) (7,8).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Andreasson; Lancet (England), 2 (Dec 26 1987): 1483-1486.
2) Allebeck, Adamsson, Engstrom (Dept of Social Medicine, Gothenburg); Acta Psychiatrica Scandinavica, 1993 Jul vol. 88(1) 21-24.
3) Heller, Dingemans, Linszen (Academisch Medisch Ctr Amsterdam, Netherlands); Tijdschrift voor Psychiatrie, 1992 vol. 34(10) 699-708.
4) Thornicroft (MRC Social & Community Psychiatry Unit, U London Inst of Psychiatry, England); British Journal of Psychiatry, 1990 Jul vol. 157 25-33.
5) Deniker (Clinic for Mental & Encephalic Illnesses, Paris); Annales Medico-Psychologiques, 1969, 1(2), 193-211.
6) Linszen, Dingemans, Lenior (Academic Medical Ctr, Psychiatric Ctr, Netherlands); Archives of General Psychiatry, 1994 Apr vol. 51(4) 273-279.
7) Johnson (Faculty of Medicine, Dept of Clinical Sciences, Boroko); Medicine & Law, 1994 vol. 13(3-4) 251-262.
8) Taschner (J.W.Goethe-U Frankfurt Klinikum Zentrums der Psychiatrie, West Germany); Fortschritte der Neurologie, Psychiatrie, 1983 Jul vol. 51(7) 235-248.

Effetti avversi della canapa indiana sul sistema immunitario
E' stata evidenziata una depressione del sistema immunitario in vitro ed in vivo causata dai derivati della cannabis, con:
1) soppressione sperimentale dell'attività citolitica dei natural killer (NK). Questo significa una maggiore vulnerabilità alle infezioni e all'insorgenza dei tumori;
2) riduzione capacità di formazione di anticorpi;
3) nei consumatori cronici sembra esservi una maggiore probabilità di tumori della testa e del collo (2);
4) è stata riscontrata un'associazione tra insorgenza di leucemia acuta non linfoblastica e consumo di marijuana (3).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Friedmann, Klein, Spencer; Psychoneuroimmunology, 1991, Academic Press, 931-953.
2) Donald; Otolaryngology and Head and neck surgery, 94,517-521.
3) Buckley; Proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
Paul

LA CANNABIS E' UNA DROGA LEGGERA? GLI EFFETTI -seconda parte

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO
La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna …More
GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO

La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna) è una miscela di fiori, steli e foglie della pianta. L'hashish è un derivato della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con l'utilizzazione di altre sostanze (come i grassi animali) che fanno da collante.
Tra i cannabinoidi rientrano dunque la marijuana, l' hashish e l' olio di hashish, il cui principale componente attivo è rappresentato dal T.H.C. (tetra-idro-cannabinolo).

Effetti a breve termine
Gli effetti acuti più comuni sono: deficit dell'attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi dell'equilibrio con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente.
Gli effetti psicologici a breve termine includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell'umore, disinibizione sociale.

Effetti a lungo termine
Gli effetti fisiologici a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici.
Gli effetti psicologici a lungo termine sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell'umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione.
Gli effetti cronici avversi sul piano mentale includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell'ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.
L'uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell'istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall'apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Nel caso d'intossicazione acuta l'assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell'equilibrio, nausea e vomito.

Effetti avversi della canapa indiana sull'organismo
Numerose ricerche indicano che i derivati della cannabis:
1) Danneggiano la struttura del nucleo cellulare (DNA e RNA) (1). Ciò comporta un documentato effetto teratogeno nella prole,(2)(3) e un probabile aumento delle mutazioni con induzione di tumori e una documentata riduzione della fertilità nella prole (4).
2) Si legano a dei recettori specifici (5)(6) del cervello alterando la trasmissione sinaptica dal punto di vista morfolologico e funzionale ed incidendo dei meccanismi biomolecolari del rinforzo e modulando i recettori oppioidi. Questo significa che i derivati della cannabis agiscono in modo biologico e non possono essere considerati "droga leggera", in quanto la dipendenza dalla droga ha una struttura biologica (7)(8)(9).
Gli articoli (5)(6) identificano i recettori cerebrali della cannabis e i loro ligandi endogeni verificando così la base biologica della tossicodipendenza. L'articolo (6) fornisce la spiegazione della base biologica dei danni all'attenzione, alla memoria, all'apprendimento e alle funzioni superiori causate dai derivati della cannabis.
3) Danneggiano la struttura e la funzione del cervello, colpendo le aree limbiche (zona del setto ed ippocampo),(1) i processi emotivi-affettivi, l'apprendimento e la memoria (10)(11)(12)(13), agendo a livello della trasmissione colinergica e sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. E' stato visto sperimentalmente che i danni sono trasmessi alla prole (2)(3).
4) Alterano i processi percettivi, l'attenzione (14), la percezione della distanza e del tempo (15)(16), il coordinamento motorio(20), aumentando la probabilità d'incidenti stradali causati da soggetti consumatori (17)(18)(19).
5) Sono stati stati associati all'insorgenza della discinesia tardiva (21).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Gabriel (Columbia University, Coll of Physicians & Surgeons); Bulletin on Narcotics, 1977 Apr-Jun Vol 29(2) 13-27.
2) Kawash, Yeung, Berg (U Guelph, Canada); Perceptual & Motor Skills, 1980 Apr vol. 50(2) 359-365.
3) Nahas; Neurotoxicology in the fetus and child, 1986, vol. 7(2), 381-396.
4) Fried, Charlebois (Carleton U, Ottawa); Physiological Psychology, 1979 Sep vol. 7(3) 307-310.
5) Devane, Axelrod; Proc. National Academy of Sciences, Usa, 1994, 91: 6698-6701.
6) Vogel, Barg, Levy, Saja, Heldman, Mechoulam; Journal of Neurochemistry, 1993, 61:352-355.
7) Harper; Journal of Neuroscience Research, 1977, 3(2), 87-93.
8) Gardner, Lowinson (Yeshiva University, Albert Einstein Coll of Medicine Lab of Behavioral Pharmacology, New York); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 571-580.
9) Wise; Neurobiology of addiction; article.
10) Miller, Branconnier (Burroughs Wellcome Co, Medical Division, Research Triangle Park); Psychological Bulletin, 1983 May vol. 93(3) 441-456.
11) Schwartz (Department of Pediatrics, Georgetown University School of Medicine, Washington); American Journal of Diseases of Children, 1989 Oct. 143 (10), 1214-9.
12) Deahl (U London, St Bartholomew's Hosp Medical Coll, England); British Journal of Addiction, 1991 Mar vol. 86(3) 249-252.
13) Millsaps et al; Journal of Child & Adolescent Substance Abuse, 1994, vol. 3(1), 47-56.
14) Solowij, Michie, Fox (U New South Wales, National Drug & Alcohol Research Ctr, Sydney); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 683-688.
15) Soueif; Annals of the New York Academy of Sciences, 1976, 282, 323-43.
16) Soueif; Bulletin on Narcotics, 1975 Oct-Dec vol. 27(4) 1-26.
17) Medical Journal of Australia, May 22 1976, 1, 771.
18) Aussedat; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
19) Soderstrom; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
20) Milstein, MacCannell, Karr, Clark (INRS, Sante, Hopital St Jean-de-Dieu, Montreal); Journal of Nervous & Mental Disease, 1975 Jul vol. 161(1) 26-31.
21) Zaretsky, Rector, Seeman, Fornazzari (Mt Sinai Hosp, Dept of Psychiatry, Toronto); Schizophrenia Research, 1993 Dec vol. 11(1) 3-8.

Effetti avversi della canapa indiana a livello psicologico
Il consumo della cannabis appare inoltre un fattore di rischio indipendente per l'esordio di una psicosi schizofrenica (1,2,3,4) ed aggrava il decorso di tale patologia (5,6). L'uso della cannabis può indurre, indipendentemente dalla dose, una psicosi specifica (Drug/Cannabis Induced Psychosis) (7,8).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Andreasson; Lancet (England), 2 (Dec 26 1987): 1483-1486.
2) Allebeck, Adamsson, Engstrom (Dept of Social Medicine, Gothenburg); Acta Psychiatrica Scandinavica, 1993 Jul vol. 88(1) 21-24.
3) Heller, Dingemans, Linszen (Academisch Medisch Ctr Amsterdam, Netherlands); Tijdschrift voor Psychiatrie, 1992 vol. 34(10) 699-708.
4) Thornicroft (MRC Social & Community Psychiatry Unit, U London Inst of Psychiatry, England); British Journal of Psychiatry, 1990 Jul vol. 157 25-33.
5) Deniker (Clinic for Mental & Encephalic Illnesses, Paris); Annales Medico-Psychologiques, 1969, 1(2), 193-211.
6) Linszen, Dingemans, Lenior (Academic Medical Ctr, Psychiatric Ctr, Netherlands); Archives of General Psychiatry, 1994 Apr vol. 51(4) 273-279.
7) Johnson (Faculty of Medicine, Dept of Clinical Sciences, Boroko); Medicine & Law, 1994 vol. 13(3-4) 251-262.
8) Taschner (J.W.Goethe-U Frankfurt Klinikum Zentrums der Psychiatrie, West Germany); Fortschritte der Neurologie, Psychiatrie, 1983 Jul vol. 51(7) 235-248.

Effetti avversi della canapa indiana sul sistema immunitario
E' stata evidenziata una depressione del sistema immunitario in vitro ed in vivo causata dai derivati della cannabis, con:
1) soppressione sperimentale dell'attività citolitica dei natural killer (NK). Questo significa una maggiore vulnerabilità alle infezioni e all'insorgenza dei tumori;
2) riduzione capacità di formazione di anticorpi;
3) nei consumatori cronici sembra esservi una maggiore probabilità di tumori della testa e del collo (2);
4) è stata riscontrata un'associazione tra insorgenza di leucemia acuta non linfoblastica e consumo di marijuana (3).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Friedmann, Klein, Spencer; Psychoneuroimmunology, 1991, Academic Press, 931-953.
2) Donald; Otolaryngology and Head and neck surgery, 94,517-521.
3) Buckley; Proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992
Paul

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS. LA VERITA' SULLE DROGHE CHE ALCUNI CHIAMANO LEGGERE...GLI EFFETTI.

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO
La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna …More
GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO

La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna) è una miscela di fiori, steli e foglie della pianta. L'hashish è un derivato della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con l'utilizzazione di altre sostanze (come i grassi animali) che fanno da collante.
Tra i cannabinoidi rientrano dunque la marijuana, l' hashish e l' olio di hashish, il cui principale componente attivo è rappresentato dal T.H.C. (tetra-idro-cannabinolo).

Effetti a breve termine
Gli effetti acuti più comuni sono: deficit dell'attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi dell'equilibrio con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente.
Gli effetti psicologici a breve termine includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell'umore, disinibizione sociale.

Effetti a lungo termine
Gli effetti fisiologici a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici.
Gli effetti psicologici a lungo termine sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell'umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione.
Gli effetti cronici avversi sul piano mentale includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell'ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.
L'uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell'istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall'apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Nel caso d'intossicazione acuta l'assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell'equilibrio, nausea e vomito.

Effetti avversi della canapa indiana sull'organismo
Numerose ricerche indicano che i derivati della cannabis:
1) Danneggiano la struttura del nucleo cellulare (DNA e RNA) (1). Ciò comporta un documentato effetto teratogeno nella prole,(2)(3) e un probabile aumento delle mutazioni con induzione di tumori e una documentata riduzione della fertilità nella prole (4).
2) Si legano a dei recettori specifici (5)(6) del cervello alterando la trasmissione sinaptica dal punto di vista morfolologico e funzionale ed incidendo dei meccanismi biomolecolari del rinforzo e modulando i recettori oppioidi. Questo significa che i derivati della cannabis agiscono in modo biologico e non possono essere considerati "droga leggera", in quanto la dipendenza dalla droga ha una struttura biologica (7)(8)(9).
Gli articoli (5)(6) identificano i recettori cerebrali della cannabis e i loro ligandi endogeni verificando così la base biologica della tossicodipendenza. L'articolo (6) fornisce la spiegazione della base biologica dei danni all'attenzione, alla memoria, all'apprendimento e alle funzioni superiori causate dai derivati della cannabis.
3) Danneggiano la struttura e la funzione del cervello, colpendo le aree limbiche (zona del setto ed ippocampo),(1) i processi emotivi-affettivi, l'apprendimento e la memoria (10)(11)(12)(13), agendo a livello della trasmissione colinergica e sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. E' stato visto sperimentalmente che i danni sono trasmessi alla prole (2)(3).
4) Alterano i processi percettivi, l'attenzione (14), la percezione della distanza e del tempo (15)(16), il coordinamento motorio(20), aumentando la probabilità d'incidenti stradali causati da soggetti consumatori (17)(18)(19).
5) Sono stati stati associati all'insorgenza della discinesia tardiva (21).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Gabriel (Columbia University, Coll of Physicians & Surgeons); Bulletin on Narcotics, 1977 Apr-Jun Vol 29(2) 13-27.
2) Kawash, Yeung, Berg (U Guelph, Canada); Perceptual & Motor Skills, 1980 Apr vol. 50(2) 359-365.
3) Nahas; Neurotoxicology in the fetus and child, 1986, vol. 7(2), 381-396.
4) Fried, Charlebois (Carleton U, Ottawa); Physiological Psychology, 1979 Sep vol. 7(3) 307-310.
5) Devane, Axelrod; Proc. National Academy of Sciences, Usa, 1994, 91: 6698-6701.
6) Vogel, Barg, Levy, Saja, Heldman, Mechoulam; Journal of Neurochemistry, 1993, 61:352-355.
7) Harper; Journal of Neuroscience Research, 1977, 3(2), 87-93.
8) Gardner, Lowinson (Yeshiva University, Albert Einstein Coll of Medicine Lab of Behavioral Pharmacology, New York); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 571-580.
9) Wise; Neurobiology of addiction; article.
10) Miller, Branconnier (Burroughs Wellcome Co, Medical Division, Research Triangle Park); Psychological Bulletin, 1983 May vol. 93(3) 441-456.
11) Schwartz (Department of Pediatrics, Georgetown University School of Medicine, Washington); American Journal of Diseases of Children, 1989 Oct. 143 (10), 1214-9.
12) Deahl (U London, St Bartholomew's Hosp Medical Coll, England); British Journal of Addiction, 1991 Mar vol. 86(3) 249-252.
13) Millsaps et al; Journal of Child & Adolescent Substance Abuse, 1994, vol. 3(1), 47-56.
14) Solowij, Michie, Fox (U New South Wales, National Drug & Alcohol Research Ctr, Sydney); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 683-688.
15) Soueif; Annals of the New York Academy of Sciences, 1976, 282, 323-43.
16) Soueif; Bulletin on Narcotics, 1975 Oct-Dec vol. 27(4) 1-26.
17) Medical Journal of Australia, May 22 1976, 1, 771.
18) Aussedat; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
19) Soderstrom; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
20) Milstein, MacCannell, Karr, Clark (INRS, Sante, Hopital St Jean-de-Dieu, Montreal); Journal of Nervous & Mental Disease, 1975 Jul vol. 161(1) 26-31.
21) Zaretsky, Rector, Seeman, Fornazzari (Mt Sinai Hosp, Dept of Psychiatry, Toronto); Schizophrenia Research, 1993 Dec vol. 11(1) 3-8.

Effetti avversi della canapa indiana a livello psicologico
Il consumo della cannabis appare inoltre un fattore di rischio indipendente per l'esordio di una psicosi schizofrenica (1,2,3,4) ed aggrava il decorso di tale patologia (5,6). L'uso della cannabis può indurre, indipendentemente dalla dose, una psicosi specifica (Drug/Cannabis Induced Psychosis) (7,8).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Andreasson; Lancet (England), 2 (Dec 26 1987): 1483-1486.
2) Allebeck, Adamsson, Engstrom (Dept of Social Medicine, Gothenburg); Acta Psychiatrica Scandinavica, 1993 Jul vol. 88(1) 21-24.
3) Heller, Dingemans, Linszen (Academisch Medisch Ctr Amsterdam, Netherlands); Tijdschrift voor Psychiatrie, 1992 vol. 34(10) 699-708.
4) Thornicroft (MRC Social & Community Psychiatry Unit, U London Inst of Psychiatry, England); British Journal of Psychiatry, 1990 Jul vol. 157 25-33.
5) Deniker (Clinic for Mental & Encephalic Illnesses, Paris); Annales Medico-Psychologiques, 1969, 1(2), 193-211.
6) Linszen, Dingemans, Lenior (Academic Medical Ctr, Psychiatric Ctr, Netherlands); Archives of General Psychiatry, 1994 Apr vol. 51(4) 273-279.
7) Johnson (Faculty of Medicine, Dept of Clinical Sciences, Boroko); Medicine & Law, 1994 vol. 13(3-4) 251-262.
8) Taschner (J.W.Goethe-U Frankfurt Klinikum Zentrums der Psychiatrie, West Germany); Fortschritte der Neurologie, Psychiatrie, 1983 Jul vol. 51(7) 235-248.

Effetti avversi della canapa indiana sul sistema immunitario
E' stata evidenziata una depressione del sistema immunitario in vitro ed in vivo causata dai derivati della cannabis, con:
1) soppressione sperimentale dell'attività citolitica dei natural killer (NK). Questo significa una maggiore vulnerabilità alle infezioni e all'insorgenza dei tumori;
2) riduzione capacità di formazione di anticorpi;
3) nei consumatori cronici sembra esservi una maggiore probabilità di tumori della testa e del collo (2);
4) è stata riscontrata un'associazione tra insorgenza di leucemia acuta non linfoblastica e consumo di marijuana (3).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Friedmann, Klein, Spencer; Psychoneuroimmunology, 1991, Academic Press, 931-953.
2) Donald; Otolaryngology and Head and neck surgery, 94,517-521.
3) Buckley; Proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
Paul

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS -quarta parte

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO
La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna …More
GLI EFFETTI DELLA CANNABIS SULL'ORGANISMO

La canapa indiana (cannabis indica) è una pianta originaria del subcontinente indiano e dell'Asia centro-meridionale. Prevale allo stato selvaggio nelle zone tropicali e temperate. A tutt'oggi risulta, ormai, coltivata in quasi tutto il mondo. Dalla canapa indiana si producono la marijuana e l'hashish. La marijuana (nota anche come spinello, erba, o canna) è una miscela di fiori, steli e foglie della pianta. L'hashish è un derivato della resina della cannabis, estratta dal polline dei suoi fiori, con l'utilizzazione di altre sostanze (come i grassi animali) che fanno da collante.
Tra i cannabinoidi rientrano dunque la marijuana, l' hashish e l' olio di hashish, il cui principale componente attivo è rappresentato dal T.H.C. (tetra-idro-cannabinolo).

Effetti a breve termine
Gli effetti acuti più comuni sono: deficit dell'attenzione, della concentrazione e della memoria a breve termine, disorientamento spazio-temporale, ansia generalizzata e somatizzata, disforia, attacchi di panico. Altri effetti fisiologici a breve termine, sono: irritazione congiuntivale, tachicardia, cefalea, astenia, disturbi dell'equilibrio con deficit della coordinazione motoria, alterazioni dei tempi di reazione agli stimoli, tosse debole e frequente.
Gli effetti psicologici a breve termine includono: aumento della sensibilità sensoriali (gusto, olfatto, udito), particolari e intense percezioni tattili e visive, loquacità, rilassamento psicofisico, senso di benessere, stato subeuforico dell'umore, disinibizione sociale.

Effetti a lungo termine
Gli effetti fisiologici a lungo termine includono: scialorrea (aumento della salivazione), tachicardia, disturbi del ritmo sonno-veglia, congiuntiviti, naso ostruito, faringo-tracheiti, bronchiti, deficit immunologici.
Gli effetti psicologici a lungo termine sono rappresentati da: anedonia, astenia, abulia, instabilità dell'umore, trascuratezza, mancanza di motivazione e interesse, passività e apatia, scarsa tolleranza delle frustrazioni, bassa produttività, ottusità mentale, lentezza nei movimenti, deficit di memoria ed attenzione.
Gli effetti cronici avversi sul piano mentale includono: irritabilità, manie di persecuzione con disturbi deliranti del pensiero, incoerenza tematica del linguaggio, disturbi grossolani formali e di contenuto dell'ideazione, confusione, ansia e depressione, attacchi di panico, fobie, disorientamento spazio-temporale e verso le persone, allucinazioni visive, delirium, psicosi tossica, depersonalizzazione, derealizzazione.
L'uso prolungato dei cannabinoidi induce alterazioni del metabolismo cellulare, della motilità degli spermatozoi, della fertilità, dello sviluppo fetale, della funzione vascolare, dell'istologia dei tessuti cerebrali e del sistema immunitario, che viene solitamente depresso. I danni subiti dall'apparato respiratorio sono paragonabili, se non superiori, a quelli causati dal fumo di tabacco. Nel caso d'intossicazione acuta l'assuntore può andare incontro ad una sindrome caratterizzata da: astenia, vertigini, pallore, sudorazione profusa, disturbi dell'equilibrio, nausea e vomito.

Effetti avversi della canapa indiana sull'organismo
Numerose ricerche indicano che i derivati della cannabis:
1) Danneggiano la struttura del nucleo cellulare (DNA e RNA) (1). Ciò comporta un documentato effetto teratogeno nella prole,(2)(3) e un probabile aumento delle mutazioni con induzione di tumori e una documentata riduzione della fertilità nella prole (4).
2) Si legano a dei recettori specifici (5)(6) del cervello alterando la trasmissione sinaptica dal punto di vista morfolologico e funzionale ed incidendo dei meccanismi biomolecolari del rinforzo e modulando i recettori oppioidi. Questo significa che i derivati della cannabis agiscono in modo biologico e non possono essere considerati "droga leggera", in quanto la dipendenza dalla droga ha una struttura biologica (7)(8)(9).
Gli articoli (5)(6) identificano i recettori cerebrali della cannabis e i loro ligandi endogeni verificando così la base biologica della tossicodipendenza. L'articolo (6) fornisce la spiegazione della base biologica dei danni all'attenzione, alla memoria, all'apprendimento e alle funzioni superiori causate dai derivati della cannabis.
3) Danneggiano la struttura e la funzione del cervello, colpendo le aree limbiche (zona del setto ed ippocampo),(1) i processi emotivi-affettivi, l'apprendimento e la memoria (10)(11)(12)(13), agendo a livello della trasmissione colinergica e sull'asse ipotalamo-ipofisi-surrene. E' stato visto sperimentalmente che i danni sono trasmessi alla prole (2)(3).
4) Alterano i processi percettivi, l'attenzione (14), la percezione della distanza e del tempo (15)(16), il coordinamento motorio(20), aumentando la probabilità d'incidenti stradali causati da soggetti consumatori (17)(18)(19).
5) Sono stati stati associati all'insorgenza della discinesia tardiva (21).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Gabriel (Columbia University, Coll of Physicians & Surgeons); Bulletin on Narcotics, 1977 Apr-Jun Vol 29(2) 13-27.
2) Kawash, Yeung, Berg (U Guelph, Canada); Perceptual & Motor Skills, 1980 Apr vol. 50(2) 359-365.
3) Nahas; Neurotoxicology in the fetus and child, 1986, vol. 7(2), 381-396.
4) Fried, Charlebois (Carleton U, Ottawa); Physiological Psychology, 1979 Sep vol. 7(3) 307-310.
5) Devane, Axelrod; Proc. National Academy of Sciences, Usa, 1994, 91: 6698-6701.
6) Vogel, Barg, Levy, Saja, Heldman, Mechoulam; Journal of Neurochemistry, 1993, 61:352-355.
7) Harper; Journal of Neuroscience Research, 1977, 3(2), 87-93.
8) Gardner, Lowinson (Yeshiva University, Albert Einstein Coll of Medicine Lab of Behavioral Pharmacology, New York); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 571-580.
9) Wise; Neurobiology of addiction; article.
10) Miller, Branconnier (Burroughs Wellcome Co, Medical Division, Research Triangle Park); Psychological Bulletin, 1983 May vol. 93(3) 441-456.
11) Schwartz (Department of Pediatrics, Georgetown University School of Medicine, Washington); American Journal of Diseases of Children, 1989 Oct. 143 (10), 1214-9.
12) Deahl (U London, St Bartholomew's Hosp Medical Coll, England); British Journal of Addiction, 1991 Mar vol. 86(3) 249-252.
13) Millsaps et al; Journal of Child & Adolescent Substance Abuse, 1994, vol. 3(1), 47-56.
14) Solowij, Michie, Fox (U New South Wales, National Drug & Alcohol Research Ctr, Sydney); Pharmacology, Biochemistry & Behavior, 1991 Nov vol. 40(3) 683-688.
15) Soueif; Annals of the New York Academy of Sciences, 1976, 282, 323-43.
16) Soueif; Bulletin on Narcotics, 1975 Oct-Dec vol. 27(4) 1-26.
17) Medical Journal of Australia, May 22 1976, 1, 771.
18) Aussedat; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
19) Soderstrom; proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
20) Milstein, MacCannell, Karr, Clark (INRS, Sante, Hopital St Jean-de-Dieu, Montreal); Journal of Nervous & Mental Disease, 1975 Jul vol. 161(1) 26-31.
21) Zaretsky, Rector, Seeman, Fornazzari (Mt Sinai Hosp, Dept of Psychiatry, Toronto); Schizophrenia Research, 1993 Dec vol. 11(1) 3-8.

Effetti avversi della canapa indiana a livello psicologico
Il consumo della cannabis appare inoltre un fattore di rischio indipendente per l'esordio di una psicosi schizofrenica (1,2,3,4) ed aggrava il decorso di tale patologia (5,6). L'uso della cannabis può indurre, indipendentemente dalla dose, una psicosi specifica (Drug/Cannabis Induced Psychosis) (7,8).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Andreasson; Lancet (England), 2 (Dec 26 1987): 1483-1486.
2) Allebeck, Adamsson, Engstrom (Dept of Social Medicine, Gothenburg); Acta Psychiatrica Scandinavica, 1993 Jul vol. 88(1) 21-24.
3) Heller, Dingemans, Linszen (Academisch Medisch Ctr Amsterdam, Netherlands); Tijdschrift voor Psychiatrie, 1992 vol. 34(10) 699-708.
4) Thornicroft (MRC Social & Community Psychiatry Unit, U London Inst of Psychiatry, England); British Journal of Psychiatry, 1990 Jul vol. 157 25-33.
5) Deniker (Clinic for Mental & Encephalic Illnesses, Paris); Annales Medico-Psychologiques, 1969, 1(2), 193-211.
6) Linszen, Dingemans, Lenior (Academic Medical Ctr, Psychiatric Ctr, Netherlands); Archives of General Psychiatry, 1994 Apr vol. 51(4) 273-279.
7) Johnson (Faculty of Medicine, Dept of Clinical Sciences, Boroko); Medicine & Law, 1994 vol. 13(3-4) 251-262.
8) Taschner (J.W.Goethe-U Frankfurt Klinikum Zentrums der Psychiatrie, West Germany); Fortschritte der Neurologie, Psychiatrie, 1983 Jul vol. 51(7) 235-248.

Effetti avversi della canapa indiana sul sistema immunitario
E' stata evidenziata una depressione del sistema immunitario in vitro ed in vivo causata dai derivati della cannabis, con:
1) soppressione sperimentale dell'attività citolitica dei natural killer (NK). Questo significa una maggiore vulnerabilità alle infezioni e all'insorgenza dei tumori;
2) riduzione capacità di formazione di anticorpi;
3) nei consumatori cronici sembra esservi una maggiore probabilità di tumori della testa e del collo (2);
4) è stata riscontrata un'associazione tra insorgenza di leucemia acuta non linfoblastica e consumo di marijuana (3).

FONTI MEDICHE CITATE
1) Friedmann, Klein, Spencer; Psychoneuroimmunology, 1991, Academic Press, 931-953.
2) Donald; Otolaryngology and Head and neck surgery, 94,517-521.
3) Buckley; Proceedings of the second international symposium, organized by the National Academy of Medicine, April 8-9, 1992.
Paul

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS. VIDEO DI ALESSANDRO DIOTTASI, PRESIDENTE DELLA COMUNITA' MONDO NUOVO …

Gli effetti fisiologici dell'uso di cannabis includono:
secchezza delle fauci
arrossamento oculare
riduzione della pressione intra-oculare
leggera riduzione delle capacità motorie e della concentrazione
stimolazione dell'appetito (vedi fame chimica)
e in dosaggio acuto tachicardia.
L'elettroencefalografia evidenzia onde alfa più persistenti e di frequenza leggermente più bassa del normale. …More
Gli effetti fisiologici dell'uso di cannabis includono:
secchezza delle fauci
arrossamento oculare
riduzione della pressione intra-oculare
leggera riduzione delle capacità motorie e della concentrazione
stimolazione dell'appetito (vedi fame chimica)
e in dosaggio acuto tachicardia.
L'elettroencefalografia evidenzia onde alfa più persistenti e di frequenza leggermente più bassa del normale. L'uso di cannabis determina inoltre molti effetti a livello soggettivo: maggiore apprezzamento del gusto e dell'aroma del cibo, della musica e delle attività ricreative. La cannabis in genere allevia la tensione e dà un leggero senso di felicità o euforia. Se si è un consumatore occasionale, a dosi elevate, la cannabis può determinare distorsioni più marcate nella percezione del tempo e dello spazio, nella percezione del corpo e depersonalizzazione.
Le aree del cervello nelle quali sono distribuiti principalmente i recettori dei cannabinoidi corrispondono agli effetti prodotti dai cannabinoidi stessi. I recettori dei cannabinoidi sono abbondanti nei gangli basali, associati col controllo dei movimenti; nel cervelletto, che coordina i movimenti del corpo; nell'ippocampo, associato con le funzioni dell'apprendimento, della memoria e del controllo dello stress; nella corteccia cerebrale, associata alle funzioni cognitive più elevate; e nel nucleus accumbens, considerato come il centro del piacere del cervello. Altre aree dove i recettori dei cannabinoidi sono presenti in quantità apprezzabile sono l'ipotalamo, che regola tra l'altro la sensazione di sazietà; l'amigdala, associata con le emozioni e le paure; il midollo spinale, associato con le sensazioni periferiche come il dolore; il tronco encefalico, associato con il sonno, l'eccitazione sessuale, e il controllo motorio; e il nucleo del tratto solitario, associato con sensazioni viscerali come la nausea e lo stimolo a vomitare.
In particolare, le due aree del controllo motorio e della memoria sono quelle dove gli effetti della cannabis risultano direttamente evidenti. I cannabinoidi, a seconda della dose, possono inibire transitoriamente la trasmissione dei segnali neuronici attraverso i gangli basali e il cervelletto. A bassi dosaggi, i cannabinoidi sembrano stimolare il movimento del corpo, mentre ad alti dosaggi sembrano inibirlo, il che si manifesta spesso con una ridotta stabilità della postura e ridotta fermezza della mano nell'eseguire compiti e movimenti che richiedono particolare attenzione. Altre regioni del cervello, come la corteccia, il cervelletto e le connessioni neuronali tra corteccia e corpo striato, sono coinvolte nel controllo del movimento e contengono abbondanti recettori dei cannabinoidi, il che può indicare anche un loro possibile coinvolgimento.
Ovviamente è quasi impossibile assumere alte dosi di cannabis, poiché il metodo di assunzione classico consiste nel fumarla, con o senza tabacco. Inoltre non esiste il tempo materiale per poter assumere dosaggi tali da consentire all'organismo di raggiungere livelli di emergenza, né tantomeno la "dose letale", stimata in rapporto 40.000:1 rispetto alla dose attiva.
La cosa più singolare degli effetti della cannabis, riguarda il fatto che il suo effetto può variare a seconda della suggestione che ha il soggetto che ne sta facendo uso, questo almeno per i fumatori occasionali o alla prima esperienza. Lo stato psicologico dell'individuo che fa uso di cannabis è importante perché in base a questo l'effetto può essere più amplificato o meno e quindi può provocare effetti esterni alle sue proprietà come per esempio la paura dell'effetto psicoattivo attuale e quindi una grossa suggestione che può provocare stati di ansia. in alcuni casi se si è a stomaco vuoto e si è ancora alle prime esperienze può provocare vomito e alta sudorazione per un breve periodo di tempo (al massimo 2 - 3 minuti).
Ricerche effettuate sugli animali hanno mostrato che può esistere una leggerissima dipendenza dai cannabinoidi di ordine psicologico e non fisico, che comporta anche leggeri sintomi dovuti all'astinenza. Sebbene non siano in alcun modo sintomi gravi come quelli che si verificano per la dipendenza da alcol, eroina o cocaina, l'interruzione improvvisa dell'assunzione di cannabis dopo un periodo di utilizzo cronico e ad alti dosaggi può portare in alcuni casi a insonnia, agitazione, perdita dell'appetito, irritabilità, rabbia, ed un aumento dell'attività muscolare e dell'aggressività. L'uso prolungato di cannabis determina nell'organismo cambiamenti transitori sia a livello farmacocinetico (ovvero a livello del modo in cui i principi attivi sono assorbiti, distribuiti, metabolizzati ed eliminati) sia farmacodinamico (ovvero come essi interagiscono con i recettori cellulari). Questi cambiamenti portano l'utilizzatore a consumare quantitativi più elevati per ottenere lo stesso effetto (tolleranza), e determinano una più efficiente eliminazione della cannabis dall'organismo potenziando i processi metabolici a questo preposti.
Effetti sulla respirazione [modifica]
Fumare sigarette contenenti cannabis o anche solo provarne una, può provocare crisi asmatiche anche molto forti. Le sostanze chimiche presenti nelle sigarette sono la prima delle cause della crisi d'asma. Il fumo di tabacco o di marijuana irrita le vie aeree polmonari. Il fumo incide sulla normale funzione dei polmoni di espellere il muco e gli altri irritanti, fattori che provocheranno l'infezione.
Ciò sta a significare che i fumatori sono i soggetti più predisposti e questi fattori potrebbero scatenare o aggravare i sintomi asmatici.
Effetti sull'apparato riproduttivo e sulla fertilità [modifica]
È stato dimostrato che la somministrazione di dosi elevate di THC ad animali abbassa transitoriamente i livelli di testosterone, la produzione di spermatozoi e la mobilità, interferisce, sempre in modo transitorio, con il ciclo dell'ovulazione e la produzione di ormoni gonadotropici. Tuttavia, esistono anche ricerche che danno risultati contrari ed è possibilie che si sviluppi una tolleranza verso questi effetti.[3] Secondo ilMerck Manual of Diagnosis and Therapy del 1997, gli effetti dell'uso di cannabis sulla fertilità sono incerti. La ricerca ha dimostrato che gli spermatozoi umani contengono ricettori che sono stimolati da sostanze come il THC e da altre molecole simili ai cannabinoidi. Alcuni test effettuati suggeriscono che fumare cannabis può influire sulla funzionalità degli spermatozoi, ma non si sa ancora con quali effetti.[4] Sebbene, nei fatti, molti uomini che usano cannabis non hanno problemi ad avere dei figli, secondo alcuni è possibile che persone a rischio di infertilità siano più suscettibili a complicazioni riproduttive[senza fonte].
Uno studio del dottor Zuckerman e altri, ha preso in considerazione un esteso campione di donne con una prevalenza sostanziale di uso di cannabis, verificato con analisi delle urine, e non si è trovato alcun incremento di incidenza di difetti alla nascita dei bambini. Contrariamente a quanto avviene per la sindrome alcol-fetale, l'esposizione prenatale alla cannabis non determina caratteristici connotati facciali nel neonato né gli altri sintomi collegati alla sindrome stessa[5]. Il THC passa nel latte materno e potrebbe avere degli effetti sugli infanti allattati al seno[6].
I dottori Hayes, Lampart, Dreher e Morgan hanno effettuato uno studio su 59 bambini jamaicani, metà con madre fumatrice in gravidanza e metà non, presi all'età di 1,3 e 30 anni. Ai bambini sono stati fatti test comportamentali con la scala di Brazelton e con il McCarthy Scales of Children’s Ability.I risultati di tutto il periodo non hanno mostrato significative differenze tra i due gruppi in esame[7].
È opportuno considerare il fatto che molti studi effettuati sull'uso di droga in gravidanza si basano spesso su rapporti compilati dalle donne stesse, non sempre anonimi. Lo stigma sociale relativo all'uso di droghe illecite durante la gravidanza scoraggia l'onestà e la completa esposizione dei fatti e potrebbe compromettere la validità dei risultati. Alcuni studi dimostrano che le donne che consumano cannabis in gravidanza, utilizzano spesso anche alcol, tabacco, o altre droghe illegali e questa circostanza rende molto difficile la deduzione scientifica di fatti riguardanti l'uso della sola cannabis a partire da dati statistici. Gli studi epidemiologici su larga scala e ben controllati sugli effetti dell'uso di cannabis in gravidanza sono a tutt'oggi molto pochi.
Effetti cardiovascolari [modifica]
Gli effetti acuti dell'assunzione di THC sul sistema cardiovascolare[8][9] sono da tempo noti e comprendono tipicamente un franco aumento della frequenza cardiaca e un moderato aumento della pressione arteriosa, associati talvolta a ipotensione ortostatica. Tali manifestazioni sono dose-dipendenti, ma possono essere ridotti dallo sviluppo di tolleranza farmacologica sul medio e lungo termine.
La vasodilatazione periferica e l'incremento della frequenza cardiaca sono responsabili dell'aumento della gittata cardiaca che, assieme alle modificazioni della pressione, determina un maggiore lavoro cardiaco e, pertanto, una maggiore richiesta d'ossigeno da parte del muscolo cardiaco. Parallelamente, il monossido di carbonio assunto con il fumo riduce le capacità di trasporto dell'ossigeno da parte del sangue. Tale situazione mette il cuore a rischio di ischemia nelle persone che presentano altri fattori di rischio cardiovascolare (tabagismo, dislipidemie,ipertensione, sedentarietà. Il concomitante uso o abuso di altre sostanze come la cocaina o le anfetamine, che producono effetti cardiovascolari simili, appare un fattore aggravante sia per ciò che riguarda la fisiopatologia cardiaca in acuto, sia per quanto riguarda la salute cardiaca nel lungo termine.
La tachicardia si osserva pressoché costantemente dopo l'assunzione di cannabinoidi e dura generalmente per le successive 2 o 3 ore. Questo effetto è determinato soprattutto dall'attivazione del sistema nervoso simpatico (maggiore tono adrenergico a livello cardiaco) che determina un aumento della frequenza di scarica da parte del nodo del seno atriale (tachicardia sinusale).[10] Studi epidemiologici dimostrano una più alta incidenza di palpitazioni nella popolazione di fumatori di cannabis.[11] Nella maggior parte dei casi il sintomo è correlato alla tachicardia sinusale, ma un numero sempre crescente di evidenze scientifiche riguardano l'associazione tra assunzione di THC e aritmiecardiache di natura diversa (aritmie ventricolari, fibrillazione atriale). Una stretta relazione temporale tra assunzione di cannabinoidi e insorgenza di fibrillazione atriale (FA) è stata descritta in numerosi case reports e riguarda soprattutto persone giovani, prive di anomalie cardiache associate e non esposte ad altri fattori che abitualmente precipitano la FA.[12] L'iperstimolazione da parte del sistema simpatico può infatti scatenare una FA anche in persone sane. Accanto a ciò, alterazioni del microcircolo coronarico e ischemia possono agire come fattori indipendenti dallo stimolo adrenergico. Sebbene un inquadramento epidemiologico rigoroso sia difficile per le caratteristiche stesse della popolazione da analizzare e per i concomitanti effetti psichici che giocano un ruolo confondente, è verosimile che l'incidenza di questi quadri clinici sia importante, crescente e del tutto sottostimata.[13]
Effetti sulla salute mentale [modifica]
Ipotesi della droga di passaggio [modifica]

Per approfondire, vedi Teoria del passaggio.
Nel rapporto della Commissione Unita è riscontrato che sebbene possa emergere una correlazione tra il consumo di cannabis e quello di altre droghe illecite, la maggioranza dei consumatori è esule da questo "passaggio". Si giunge alla conclusione che se ciò accade è in soggetti già predisposti ed anche in forte relazione alla sua illegalità, ossia il consumatore deve accedere ad un mercato non legale che offre anche altre sostanze. Tesi appoggiata in Italia anche dal noto neuroscienziato Gian Luigi Gessa e dal Professor John Morgan, della New York Medical School, che a seguito di una ricerca[14], dichiara che la cannabis non causa il passaggio all'uso di droghe pesanti, nella grande maggioranza dei consumatori essa è una fine, anziché una droga di passaggio.
Secondo uno studio del luglio del 2006 dei dottori Ellgren e Hurd[15], condotto su di un gruppo di 12 ratti questo rischio potrebbe esistere nella giovane età. Poiché molti recettori dei cannabinoidi interagiscono con il sistema oppiaceo del cervello, la tesi di questo studio è che l'uso di cannabis in adolescenza possa sovrastimolare ed alterare le strutture di piacere e ricompensa del cervello. Secondo il Dr. Yasmin L. Hurd, l'altro ideatore dello studio, due altre droghe che stimolano il sistema oppiaceo del cervello, e che pertanto potrebbero condurre nello stesso modo all'uso di droghe pesanti, sono nicotina e alcol etilico.
Le ricerche dell'American Psychiatric Association[16][17] hanno invece dato risultati molto simili a quelli della commissione europea.
In uno studio del dicembre 2006 effettuato su 214 ragazzi dell'età di 10-12 anni consumatori solo di marijuana e non di alcool o tabacco, non si è sviluppata nessuna maggiore tendenza ad un futuro abuso di altre sostanze stupefacenti rispetto a chi non ne aveva mai fatto uso. E conclude che: la probabilità che qualcuno approdi verso droghe illegali è determinata da inclinazioni personali e situazioni sociali, non da droghe precedentemente consumate.
Correlazione con malattie mentali [modifica]
Secondo i ricercatori britannici Theresa Moore (Università di Bristol) e Stanley Zammit (Università di Cardiff), esistono correlazioni tra consumo cronico della cannabis e psicosi: la rivista Lancet ha pubblicato un loro studio secondo il quale nei fumatori predisposti a malattie psicotiche, la marijuana possa aumentarne l'insorgenza del 41%[23].
Fumare cannabis [modifica]
Il metodo più diffuso di assumere Cannabis consiste nel fumarla e per questo buona parte della ricerca scientifica è stata indirizzata sui possibili danni alla salute determinati dal fumo. Altre modalità di assunzione potrebbero porre rischi per la salute più lievi o più seri a seconda dei casi, vedi la sezione sulla riduzione del danno più in basso.
Effetti del fumo di cannabis e tabacco sulla salute [modifica]
Tra i più noti problemi di salute associati al fumo di tabacco si riscontra l'insorgere di bronchite, tosse, catarro, sibili nella respirazione. In uno studio effettuato su fumatori di cannabis in buona salute si sono evidenziati rischi analoghi, collegati all'infiammazione delle vie respiratorie; per questo motivo in quegli stati ove è consentito l'uso terapeutico della cannabis, ci si serve di appositi vaporizzatori atti a consentire l'inalazione dei principi attivi senza creare combustione e danni conseguenti.
Comunque, gli effetti del fumo di tabacco e di cannabis sono differenti poiché tendono a manifestarsi su differenti tratti dell'apparato respiratorio: laddove il fumo di tabacco tende a saturare gli alveoli e i rami più periferici dei polmoni, quello di cannabis tende a concentrarsi nei bronchi e nei tratti centrali e più larghi. Una conseguenza di questo è che la cannabis, a differenza del tabacco, non sembra provocare l'enfisema. Una recente ricerca del professor David Nutt dell'Università di Bristol, presidente del comitato britannico che svolge il ruolo di consulente governativo in materia di droghe, conferma la minore pericolosità della cannabis rispetto ad alcool e nicotina[25]
Rischio di cancro [modifica]

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Motivo: Numerose ricerche hanno dimostrato la correlazione del fumo di cannabis col cancro. Diverse informazioni non sono aggiornate allo stato attuale degli studi. C'è grande confusione tra ricerche effettuate su principi attivi presenti nella pianta e sugli effetti della pianta in sé. Prima di rimuovere il riquadro siete pregati di aggiornare la pagina. Vedi discussione per le fonti e gli studi aggiornati.
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Il fumo di cannabis contiene numerosi agenti cancerogeni.[26][27][28]
Tuttavia gli studi scientifici effettuati non hanno evidenziato alcuna maggiore incidenza di cancro tra i fumatori di cannabis. Uno studio pubblicato nel 2006 da Donald Tashkin della University of California di Los Angeles, il più esteso studio di questo tipo mai effettuato, ha concluso che non esiste alcun legame tra il fumo di cannabis e il cancro.[29]
Uno studio pubblicato nel 2006 basato sull'esame di un campione statistico considerevole (1200 persone con cancro al polmone, al collo o alla testa, e un analogo gruppo di 1040 persone che non avevano il cancro) non ha mostrato alcun collegamento con il cancro al polmone. I risultati, anzi, indicavano una leggera correlazione negativa tra l'uso a lungo o breve termine di cannabis e il cancro, suggerendo un possibile effetto terapeutico della cannabis stessa. Studi cellulari e perfino studi su modelli animali suggeriscono che il THC ha in realtà proprietà antitumorali, sia per effetto della stimolazione della morte programmata (apoptosi) delle cellule danneggiate a livello genetico, che potrebbero divenire cancerose, sia per effetto dell'inibizione della nuova vascolarizzazione che alimenta i tumori.[30][31][32]
Precedentemente, anche uno studio del 1997 che prendeva in esame la storia clinica di 64855 pazienti (di cui 14033 dichiaravano di essere al tempo fumatori di cannabis), non riscontrava alcun collegamento tra uso di cannabis e cancro.[33]
Dipendenza [modifica]

Per approfondire, vedi Teoria del passaggio.
Numerosi studi clinici fatti sulla pratica di fumare marijuana o cannabis hanno dimostrato che questa non conduce a nessun tipo di dipendenza, e che non è una sostanza di passaggio per droghe più pesanti, come cocaina o morfina. Ma anzi, secondo uno dei primi e più celebri studi sull'argomento, il Rapporto La Guardia del 1944, fumare marijuana aiuterebbe ad uscire dalla dipendenza da queste sostanze.
Uso di cannabis e guida [modifica]
Esistono diverse difficoltà nello stabilire gli effetti e le conseguenze dell'uso di cannabis sulla guida: in primo luogo l'uso di cannabis è più comune in una fascia demografica nella quale è maggiore l'incidenza di incidenti stradali; le persone fermate per guida pericolosa e trovate positive al THC, spesso risultano positive anche all'alcol; non ci sono statistiche affidabili che possano fornire un parametro di riferimento: ad esempio, la percentuale di utilizzatori di cannabis che guida senza incidenti; inoltre, sussistono molti impedimenti di natura etica e legale che ostacolano le ricerche in questo campo. Uno studio del 2001 nel Regno Unito, del Transit Research Laboratory, ha indagato specificamente gli effetti dell'uso di cannabis sulla guida,[34] e rappresenta una delle ricerche più recenti e citate in materia. Il rapporto riepiloga le conoscenze attuali riguardo agli effetti della cannabis sulla guida e sul rischio di incidenti, basandosi su di una raccolta della letteratura pubblicata a partire dal 1994, e sul controllo in laboratorio di attività e compiti svolti da soggetti sotto l'effetto della cannabis.
Lo studio identifica nei maschi giovani, tra cui il consumo di cannabis è frequente e in aumento, e tra cui è anche comune il consumo di alcolici, la categoria più a rischio di incidenti stradali, sia a priori che a posteriori. Questo è collegabile tuttavia anche ad inesperienza e a fattori maggiormente presenti in quella fascia d'età, inerenti alla percezione, l'accettazione o perfino la ricerca del rischio, alla micro-delinquenza, ecc. Queste variabili demografiche, psicologiche e sociologiche possono correlarsi sia con l'uso di droga sia col rischio di incidente, influendo sulla correlazione tra uso di droga e coinvolgimento in incidenti.
Gli effetti della cannabis su compiti e test effettuati di laboratorio mostrano una chiara riduzione di capacità quali inseguimento di un oggetto, attenzione e altro, con modalità dipendenti dalla dose somministrata. Questi effetti però non sono altrettanto evidenti su attività reali come la guida di un'auto dal vivo o su un simulatore. Sia nella simulazione che nei test su strada, gli effetti sul comportamento alla guida nel periodo di tempo seguente all'assunzione di dosi elevate di cannabis risultano: uno stile di guida più cauto; una maggiore variabilità nella posizione sulla corsia e nella direzione seguita; tempi di decisione più lunghi. Sebbene questi risultati siano indice di un cambiamento rispetto alle condizioni normali, essi non riflettono necessariamente, di per sé, una 'diminuzione' delle capacità di guida. Tuttavia suggeriscono, a tutti gli effetti, una diminuita capacità dal momento che i comportamenti citati potrebbero limitare le risorse e i franchi di sicurezza necessari a far fronte ad eventi imprevisti e di difficile gestione. D'altro canto può considerarsi di solito un certo sforzo di compensazione da parte del guidatore. I soggetti che hanno assunto cannabis sembrano di solito percepire soggettivamente una ridotta capacità e possono tentare di compensare, ad esempio, non effettuando sorpassi o rallentando e focalizzando l'attenzione quando sanno che sarà necessaria una loro reazione nella guida. Questo effetto di compensazione potrebbe rappresentare uno dei motivi per cui non risultano evidenze che il fumo di cannabis possa rappresentare un fattore di rischio per gli incidenti. Comunque niente di certo può essere stabilito in assenza di uno studio epidemiologico su larga scala del rischio.
Nello studio citato in precedenza, nel 4-12% degli incidenti mortali si sono riscontrati livelli dei principi attivi della cannabis nel sangue. Tuttavia nella gran parte degli studi si è riscontrato come nella maggioranza di incidenti mortali dove si era riscontrato un uso cannabis, si era altresì verificata un'assunzione anche di alcol.
È però da sottolineare che i tempi di latenza dei cannabinoidi nell'organismo, essendo liposolubili, possono essere anche di qualche settimana e quindi risulta difficile stabilire con un esame autoptico se il soggetto avesse assunto cannabis al momento della guida, piuttosto che nei giorni precedenti. Per il suddetto motivo è anche difficile stabilire tramite screening sublinguale di sostanze stupefacenti l'esatto lasso di tempo intercorso dall'assunzione.
Lo studio stima una soglia di 11 ng/ml di THC nel sangue come la dose equivalente al limite di alcol per la guida in Inghilterra, sebbene gli effetti della cannabis sulla guida durino fino a circa un'ora dopo l'assunzione ma non si protraggono oltre. L'alcol da solo o in combinazione con la cannabis determina una più spiccata riduzione della capacità di guida, un aumento della probabilità di essere coinvolti o di causare incidenti. Infine, il rischio di incidente non può essere quantificato in assenza di dati di riferimento per gli incidenti non mortali.
A simili conclusioni giungono monitoraggi e studi effettuati dai governi di Australia, Regno Unito, Nuova Zelanda e Stati Uniti[35]. Gli studi nei quali si è riscontrato che la cannabis ha effettivamente un'influenza negativa sulla guida si basano di solito su test di sobrietà effettuati a bordo strada [36]. Anche da studi che adottano questa metodologia risulta che la maggioranza di soggetti che risultavano positivi alla cannabis risultavano positivi anche all'alcol.
Note [modifica]
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^ Vedi qui [collegamento interrotto] per un elenco di questi studi
^ Vedi ad esempio questo studio del NIDA, un ente statunitense
Paul

GLI EFFETTI DELLA CANNABIS. VIDEO DI ALESSANDRO DIOTTASI, PRESIDENTE DELLA COMUNITA' MONDO NUOVO …

CANNABIS - SOMMINISTRAZIONE-ABUSO-DIPENDENZA
Abuso: il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il composto psicoattivo più importante contenuto nella Cannabis sativa. Può indurre dipendenza psicologica e pertanto rientra fra le sostanze a rischio di abuso. L'analisi di 11 studi clinici, per un totale di 266 pazienti di cui 78 fruitori abituali di Cannabis, ha evidenziato come il 94% dei pazienti …More
CANNABIS - SOMMINISTRAZIONE-ABUSO-DIPENDENZA

Abuso: il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) è il composto psicoattivo più importante contenuto nella Cannabis sativa. Può indurre dipendenza psicologica e pertanto rientra fra le sostanze a rischio di abuso. L'analisi di 11 studi clinici, per un totale di 266 pazienti di cui 78 fruitori abituali di Cannabis, ha evidenziato come il 94% dei pazienti con un follow up prolungato (194 pazienti totali) abbia mantenuto un desiderio costante o ridotto verso la Cannabis, mentre un 3% abbia manifestato un aumento del desiderio nei confronti della droga [29]. Valutare con attenzione l'opportunità di utilizzare a scopo terapeutico la Cannabis sativa in pazienti con anamnesi positiva per abuso di sostanze, incluso l'alcool [30].
Dipendenza: sebbene l'uso abituale di Cannabis (fumo) provochi dipendenza (comparsa di sintomi astinenziali con l'interruzione dell'assunzione della droga), nei trial clinici la somministrazione continuativa dell'estratto standardizzato di Cannabis (contenuto standardizzato in delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo) è stato associato ad effetti collaterali riconducibili ad astinenza (insonnia, alterazione dell'umore e dell'appetito) in un numero limitato di pazienti. Nei trial clinici non è stata osservata tolleranza, cioè necessità di aumentare progressivamente la dose di farmaco per mantenere l'efficacia terapeutica [30].
Vertigini: all'inizio del trattamento con l'estratto standardizzato di Cannabis (contenuto standardizzato in delta-9-tetraidrocannabinolo ecannabidiolo), possono manifestarsi vertigini, in particolare nel periodo di tempo necessario al paziente per individualizzare il dosaggio ottimale [30].
Tossicità a carico della mucosa della bocca: la somministrazione dell'estratto standardizzato di Cannabis sativa (concentrazione standardizzata in delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo) è stato associato a irritazione della mucosa della bocca (circa il 22% dei pazienti trattati). La somministrazione per 4 settimane come spray orale dell'estratto standardizzato di Cannabis a pazienti con sclerosi multipla ha provocato secchezza del cavo orale, bruciore, cattivo gusto, lesioni biancastre (leucoplachia) sul pavimento della bocca. È possibile che parte dell'irritazione sia dovuta anche all'elevato contenuto in etanolo del farmaco [31]. Monitorare l'integrità della mucosa durante il trattamento con estratto standardizzato di Cannabis e in caso di irritazione e/o infiammazione sospendere il farmaco. A differenza di chi fuma la Cannabis a scopo voluttuario, non sono state evidenziate lesioni di tipo displastico e/o precanceroso nei pazienti trattati con Cannabis a scopo terapeutico [32].
Reazioni psicotiche: interrompere la somministrazione terapeutica di Cannabis sativa (estratto standardizzato in 9-tetraidrocannabinolo, THC, e cannabidiolo, CBD) se il paziente evidenzia reazioni psicotiche. La Cannabis infatti sembra associata ad un aumento del rischio di sviluppare, tardivamente, schizofrenia; tale rischio sembra presentare una predisposizione individuale e tenderebbe ad aumentare nei soggetti con un uso di Cannabis iniziato in età adolescenziale [33]. Nell'organismo umano sono stati individuati due recettori per i cannabinoidi, indicati con le sigle CB1 e CB2, e dei ligandi endogeni di questi recettori, gli endocannabinoidi. Nell'adolescente la sovrastimolazione del sistema endocannabinoide da parte del delta-9-tetraidrocannabinolo (uso abituale di marijuana, droga a base di Cannabis) può provocare dei cambiamenti neurobiologici con effetti successivi sul funzionamento del cervello e sul comportamento in età adulta [34]. Alcuni studi hanno evidenziato una maggior frequenza di sintomi schizofrenici nei soggetti che hanno utilizzato abitualmente Cannabis fra i 15 e 18 anni rispetto a quelli che ne hanno fatto un uso saltuario (una o due volte) o che non hanno mai utilizzato la droga [35][36][37][38][39][40]. La somministrazione di Cannabis sativa in pazienti affetti da schizofrenia o disturbi psicotici o con familiarità verso questo tipo di malattia potrebbe indurre comparsa o peggioramento dei sintomi neurologici [30].
Ideazione/tentativo di suicidio: l'uso terapeutico di Cannabis sativa è stato associato a ideazione di suicidio/tentato suicidio (studio clinico di fase III) con un'incidenza sovrapponibile a quella riscontrata nei pazienti affetti da sclerosi multipla con follow up prolungato. Monitorare segni o sintomi riconducibili a ideazione suicidaria [30].
Epilessia/convulsioni: i cannabinoidi possiedono effetti sia anti- sia pro-convulsivi. Studi recenti sul sistema endocannabinoide hanno evidenziato come, in condizioni di stimolazione neuronale eccessiva, gli endocannabinoidi, rilasciati dall'organismo “su domanda“, sembrano attivare recettori CB1 presenti sui neuroni eccitatori glutamatergici, con effetti anticonvulsivanti. Recettori CB1 sono stati individuati anche su neuroni inibitori GABAergici. In alcuni modelli animali l'attivazione di questi recettori da parte di cannabinoidi esogeni sembrerebbe portare ad una riduzione del rilascio di GABA con conseguente aumento della suscettibilità convulsiva (attività pro-convulsiva dei cannabonoidi) [41]. Sulla base di queste osservazioni e della limitata esperienza clinica, la somministrazione dell'estratto standardizzato di Cannabis sativa (concentrazione titolata di delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo) richiede cautela nei pazienti epilettici o con anamnesi positiva perconvulsioni [30].
Incremento degli enzimi epatici: la somministrazione terapeutica di Cannabis sativa estratto standardizzato è stata associata ad un aumento degli enzimi epatici, in particolare dell'alanino-aminotransferasi (ALT). Gli aumenti segnalati nei trial clinici non hanno comunque superato il valore pari a tre volte il limite superiore massimo (ULN). Nei fumatori abituali di marijuana (droga a base di Cannabis) aumenti degli enzimi epatici e della fosfatasi alcalina possono arrivare ad interessare percentuali fra il 30% e il 50%, mentre ingrossamento di fegato e milza sono stati osservati, rispettivamente in circa il 60% e 70% de fumatori [42].
Intervento chirurgico: valutare con attenzione la procedura da utilizzare in caso di intervento chirurgico nei pazienti in terapia con Cannabis sativa estratto standardizzato, soprattutto per quanto riguarda gli eventuali farmaci utilizzabili nelle diverse fasi peri-operative (valutazione degli effetti neurologici centrali e periferici e degli effetti sul sistema cardiovascolare) [30].
Pazienti anziani: i dati clinici relativi all'impiego dell'estratto di Cannabis sativa (standardizzato per il contenuto in 9-tetraidrocannabinolo, THC, e cannabidiolo, CBD) nel trattamento della sclerosi multipla in pazienti anziani sono limitati. In questa classe di pazienti l'estratto standardizzato di Cannabis sativa deve essere somministrato con cautela [30].
Pazienti pediatrici: l'estratto standardizzato (per contenuto di 9-tetraidrocannabinolo, THC, e di cannabidiolo, CBD) di Cannabis sativa non è raccomandato nei pazienti con meno di 18 anni per insufficienti dati clinici relativi ad efficacia e sicurezza [30].
Attività che richiedono attenzione e coordinazione costante: poiché la Cannabis sativa possiede effetti neurologici e psichici, evitare di guidare o utilizzare macchinari che richiedono attenzione e coordinazione motoria costante [30].
Rischio di caduta accidentale: negli studi clinici relativi all'impiego dell'estratto standardizzato di Cannabis sativa (concentrazione standardizzata in delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo) è stato osservato un aumento delle cadute accidentali. Non è stato indagato se tali cadute siano dipese da capogiri, ipotensione ortostatica o ridotta spasticità. In via teorica l'associazione con farmaci ad azione miorilassante (baclofene e benzodiazepine) potrebbe aumentare il rischio di caduta. Sulla base di queste osservazioni l'impiego terapeutico della Cannabis richiede particolare cautela e attenzione sotto questo aspetto [30].
Presenza di cannabinoidi in sangue/urine: nel sangue e nelle urine di pazienti trattati con estratto standardizzato di Cannabis sativa (concentrazione standardizzata in delta-9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo) possono persistere tracce di cannabinoidi per diverse settimane, dopo la fine della cura farmacologica. I cannabinoidi infatti tendono ad accumularsi nel tessuto lipidico (grasso corporeo) da dove poi sono rilasciati lentamente nel torrente circolatorio [30].
Farmaci attivi sul sistema nervoso centrale (SNC): gli effetti della Cannabis sativa sul sistema nervoso centrale possono essere potenziati in caso di somministrazione concomitante con farmaci ipnotici/sedativi, farmaci deprimenti/eccitanti il sistema nervoso, farmaci oppioidi [30].
Etanolo: la specialità medicinale Sativex, estratto standardizzato di Cannabis sativa, contiene etanolo pari al 50% v/v. La somministrazione quindi della dose giornaliera raccomandata nel trattamento della sclerosi multipla, corrisponde a circa 0,2 g di etanolo al giorno. Valutare l'apporto di etanolo in caso di pazienti con alcolismo e in caso di pazienti con rischio elevato di malattia epatica [30].
Gravidanza: poiché la Cannabis sativa può avere effetti tossici sullo sviluppo fetale, la terapia con l'estratto standardizzato richiede l'uso di un valido metodo contraccettivo, che deve essere continuato per almeno tre mesi dopo l'interruzione della terapia. In caso di gravidanza interrompere immediatamente l'assunzione della Cannabis [30].
Conservazione: lo spray buccale a base di estratto standardizzato di Cannabis sativa (contenuto standardizzato in THC e CBD) deve essere conservato a temperature comprese fra 2-8 °C. Non deve essere congelato. Una volta aperto, lo spray orale può essere mantenuto a temperatura ambiente, ma deve essere consumato entro un mese [30].
Paul

UNO DI NOI - PETIZIONE EUROPEA. Firma anche tu, ON LINE, la petizione europea per tutelare la vita …

MOVIMENTO PER LA VITA CIVITAVECCHIA
COMUNICATO STAMPA CONFERENZA UNO DI NOI – del 12-2-2013

Si è svolta ieri pomeriggio, alle ore 17,30, la conferenza dibattito sul tema “L’embrione, il malato, il disabile, Eluana : UNO DI NOI”, organizzato dal Movimento per la Vita di Civitavecchia in collaborazione con la Curia vescovile di Civitavecchia.
Nella Sala Giovanni Paolo II gremita di gente, il Vescovo …More
MOVIMENTO PER LA VITA CIVITAVECCHIA
COMUNICATO STAMPA CONFERENZA UNO DI NOI – del 12-2-2013


Si è svolta ieri pomeriggio, alle ore 17,30, la conferenza dibattito sul tema “L’embrione, il malato, il disabile, Eluana : UNO DI NOI”, organizzato dal Movimento per la Vita di Civitavecchia in collaborazione con la Curia vescovile di Civitavecchia.
Nella Sala Giovanni Paolo II gremita di gente, il Vescovo Mons. Luigi Marrucci ha rivolto un saluto ai presenti ed ai relatori, ed ha espresso grande affetto al Pontefice dimissionario Benedetto XIV, che con tutte le forze si è speso per la Chiesa compiendo nel contempo una scelta coraggiosa, innovativa e difficile. Mons. Marrucci ha inoltre speso parole di incoraggiamento e di elogio al Movimento per la Vita, che in questi anni, in Italia, ha contribuito ad affermare il valore della maternità, in linea con il dovuto rispetto che spetta alla vita umana nascente, tessendo una rete di solidarietà attorno alle famiglie e consentendo la nascita di 140.000 bambini. Dio si è fatto embrione e i cristiani non devono avere paura di affermare sempre la cultura della vita. Parimenti il Presidente Regionale della federazione del Lazio, ha salutato i presenti e ringraziato il Vescovo Mons. Marrucci, per la sensibilità in tema di diritti dell’uomo e per l’aiuto concreto offerto ai Movimenti e Centri di Aiuto di Civitavecchia e di Tarquinia.
La giornalista-scrittrice Ombretta del Monte, volontaria del Movimento locale, ha presentato gli ospiti ed i relatori, l’eurodeputato On. Carlo Casini, Presidente Nazionale degli oltre 600 movimenti e centri di aiuto alla Vita presenti nel territorio nazionale, la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga, autrice di diversi saggi e del libro su Eluana Englaro “Eluana, i fatti”, Roberto Bennati, Presidente Regionale del Movimento per la Vita. Due canti sul tema della vita, interpretati da Annalaura Lelli, hanno evidenziato la bellezza della Vita, introducendo le relazioni.-
L’On. Carlo Casini ha invitato ad adottare uno “sguardo” diverso sull’embrione, attraverso l’iniziativa europea “UNO DI NOI”. Guardare all’embrione per quello che è, senza pregiudizi dettati dalle ideologie, ovvero un essere appartenente alla specie umana, un essere umano, vivo e vitale, che non può essere manipolato, distrutto e fatto oggetto di sperimentazioni, proprio in virtù della sua umanità, comprovata dalla scienza.
I cittadini di tutta Europa, ha continuato l’on.Casini- esprimendo una larga adesione all’iniziativa “Uno di noi”, possono aiutare il vecchio continente a ritrovare la sua anima: dichiarando che ogni essere umano fin dal concepimento è uno di noi,essi chiedono che la dignità umana sia messa al centro della integrazione europea e che ogni risorsa economica e intellettuale dell’Unione sia destinata sempre a promuovere la vita umana e mai a distruggerla.
Casini ha evidenziato come la petizione, che mira a raccogliere un milione di firme in almeno sette Stati, intende chiedere all’Europa di salvaguardare la vita fin dal suo stato embrionale. Si tratta di interpellare le coscienze, risvegliandole, dare voce a chi non ha voce, perché è paradossale che proprio in un’epoca in cui la scienza ha svelato tutto il processo della nascita umana, si nega che l’embrione è più di un grumo di cellule.
E’ seguita la testimonianza di Lucia Bellaspiga, nota scrittrice e giornalista di Avvenire, autrice di numerosi libri, trai i quali : “E adesso vado al Max! Massimiliano Tresoldi “ : che parla dell’incredibile storia di un ragazzo risvegliatosi dal coma dopo 10 anni; ed ancora “Eluana, i fatti”. La scrittrice ha veramente impressionato la platea raccontando particolari inediti sulla vita e sulla terribile morte di Eluana Englaro. E fa riferimento a dati e fatti. Ad esempio alla cartella clinica dell’Ospedale di Sondrio, Divisione di Lungodegenza, ore 4 del mattino del 15 ottobre 1993. Eluana è in stato vegetativo ‘permanente’ – come si diceva

allora – da quasi due anni. Nella sua stanza succede qualcosa: “La paziente ha cominciato a lamentarsi ….”, si legge nella ‘Documentazione clinica’ che la riguarda (e racconta i 17 anni dall’incidente alla morte). Non è un’eccezione che Eluana emetta suoni, sospiri, gemiti, le accade da due anni e lo farà per altri 15, fino al giorno prima della morte a ‘La Quiete’ di Udine. Ma quella notte non si placa, forse appare più agitata del solito: fatto sta che Eluana continua a ‘lamentarsi’, come volesse dire qualcosa : “Stimolata a dire la parola ‘mamma’ è riuscita a dirla due volte, in modo comprensibile”.
E se Eluana fosse stata affetta dalla sindrome “locked-in” o sindrome del chiavistello ? è una condizione nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi oppure comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo. Ci sono altre persone, in queste condizioni che possono muovere soltanto le palpebre o il pollice. E con questo sistema possono, con un cursore che passa sulle lettere, esprimere il proprio pensiero. La scrittrice ha continuato affermando di aver visto Eluana pochi mesi prima la sua morte, ed ha dichiarato davanti ad un pubblico esterrefatto e ammutolito: "La pelle di Eluana era liscia e bella, come quella di un neonato. Eluana pesava 53 chilogrammi, non era calva, ma ben curata. Non c'erano macchine che la tenessero in vita. Eluana era sì una disabile grave, non era malata ! Dopo la sua morte l'autopsia ha registrato che il suo fisico era tipico di una persona in perfetto stato di salute: nessuna piaga da decubito, il peso del suo cervello era nella norma e le
sue gambe erano tornite. Eppure ci sono giornalisti che hanno fatto le loro deduzioni, pur non avendola mai vista". Dalle pagine del resoconto autoptico risulta che «di piaghe neanche l’ombra». L’11 febbraio è anche il giorno in cui iniziano a circolare altre verità: «Secondo i periti era in buone condizioni di nutrizione», scriveva l’Ansa. «Al momento del decesso pesava 53 chili», rivela il Corriere della Sera: altro che «meno di 40 chili», dunque. Eluana pesava 56 o 57 chili prima di partire per Udine. Come ricordato sopra, «È stato calcolato anche il peso del cervello, sarebbe uguale a quello di una persona normale». Per la pubblica opinione è un fulmine a ciel sereno: il gruppetto di medici che la seguiva aveva infatti assicurato cose ben diverse. Che lei morendo non avrebbe sofferto perché «il suo cervello, come quello di Terri Schiavo, è ridotto almeno alla metà del suo peso».
Anche giornalisti come Saviano – ha denunciato Bellaspiga riferendosi ad un articolo pubblicato su El Pais dell'11 febbraio 2009 - scrivevano inesattezze che ritraevano Eluana con "viso deformato, smunto, gonfio, orecchie callose, la bava alla bocca e un corpo senza espressione e senza capelli".
In definitiva il libro testimonia il modo crudele di nascondere la verità da parte dei media.
E, in conclusione, il terribile resoconto della cena che si consumava a Udine nel palazzo seicentesco di uno dei promotori del diritto di morte di Eluana: mentre lei giaceva in obitorio andava in onda un ricevimento "in guanti bianchi" per ringraziare tutti i giornalisti, Avvenire ovviamente escluso. Cena a base di manicaretti ed altre squisitezze, mentre la povera Eluana era stata privata del nutrimento più semplice : acqua e cibo che le venivano dal sondino, e moriva di fame e di sete con il corpo disidratato la cui temperatura raggiungeva, sembra, i 42 gradi.
Al termine tutti i presenti sono stati invitati a sottoscrivere la petizione UNO DI NOI, e ricordiamo che è possibile farlo anche on-line, nel sito ec.europa.eu/…/signup.do Chi vuole può anche firmare il modulo nella nostra sede di Ciitavecchia di Viale della Vittoria 37, esclusivamente il venerdì dalle 16 alle 17. ed in tutte le sedi dei movimenti e cav d'Italia
Paul

UNO DI NOI - PETIZIONE EUROPEA. Firma anche tu, ON LINE, la petizione europea per tutelare la vita …

per errore al termine del video, è indicata, come data della conferenza su questo tema, il 12 febbraio 2012. Si tratta invece, naturalmente del prossimo 12 febbraio 2013
Paul

圣母 Medjugorje 康乐 北京欢迎你 (English and Chinese subtitles)

最新默主哥耶消息2012年12月25日
我们的夫人带着小耶稣在她的怀里,她并没有放弃的消息,但小名叫耶稣开始发言,并说:
“我是你的和平,住我的诫命。 “
随着十字架的标志,我们的夫人和小耶稣赐福我们走到了一起。More
最新默主哥耶消息2012年12月25日

我们的夫人带着小耶稣在她的怀里,她并没有放弃的消息,但小名叫耶稣开始发言,并说:
“我是你的和平,住我的诫命。 “
随着十字架的标志,我们的夫人和小耶稣赐福我们走到了一起。
Paul

圣母 Medjugorje 康乐 北京欢迎你 (English and Chinese subtitles)

最新默主哥耶消息2012年12月2日 - 幻象米里亚娜
“亲爱的孩子们,用慈母般的爱和慈母般的耐心再我叫你到生活根据我的儿子 - 以传播他的和平和他的爱 - 所以,我的使徒,你可能会接受上帝的真理与所有您的心脏,祈求圣灵到指导你。然后,你将能够忠实地为我的儿子和他的爱给别人用自己的生命。根据我的儿子的爱,我的爱,作为一个母亲,…More
最新默主哥耶消息2012年12月2日 - 幻象米里亚娜

“亲爱的孩子们,用慈母般的爱和慈母般的耐心再我叫你到生活根据我的儿子 - 以传播他的和平和他的爱 - 所以,我的使徒,你可能会接受上帝的真理与所有您的心脏,祈求圣灵到指导你。然后,你将能够忠实地为我的儿子和他的爱给别人用自己的生命。根据我的儿子的爱,我的爱,作为一个母亲,我努力把我的所有的流浪儿童到我的慈母般的怀抱,并告诉他们信仰的方式。我的孩子们,帮助我在我的慈母般的战斗,和我一起祈祷罪人可能会感觉到他们的罪,诚心忏悔。祷告那些人,我的儿子,我选择了奉献自己的名字。谢谢。 “
Paul

мир из Меджугорие. Послание Богородицы из Меджугорья В РУССКОМ ЯЗЫКЕ …

Latest Sporočilo, 2. december 2012 - Sporočilo Kraljice Miru po vidkinji Mirjani Dragičević-Soldo
«Dragi otroci! Z materinsko ljubeznijo in materinskim potrpljenjem vas znova vabim, da živite po mojem Sinu, da širite Njegov mir in Njegovo ljubezen, da kot moji apostoli z vsem srcem sprejmete Božjo resnico in prosite Svetega Duha, da vas vodi. Tedaj boste mogli zvesto služiti mojemu Sinu in s svojim …More
Latest Sporočilo, 2. december 2012 - Sporočilo Kraljice Miru po vidkinji Mirjani Dragičević-Soldo

«Dragi otroci! Z materinsko ljubeznijo in materinskim potrpljenjem vas znova vabim, da živite po mojem Sinu, da širite Njegov mir in Njegovo ljubezen, da kot moji apostoli z vsem srcem sprejmete Božjo resnico in prosite Svetega Duha, da vas vodi. Tedaj boste mogli zvesto služiti mojemu Sinu in s svojim življenjem pokazati drugim Njegovo ljubezen. Po ljubezni mojega Sina in moji ljubezni, si bom kot Mati prizadevala vse otroke, ki so zašli, privesti v svoje materinsko naročje in jim pokazati pot vere. Otroci moji, pomagajte mi v mojem materinskem boju in molite z menoj, da spoznajo grešniki svoje grehe in se iskreno pokesajo. Molite za tiste, ki jih je moj Sin izbral in jih posvetil v svojem imenu. Hvala vam. »
Paul

мир из Меджугорие. Послание Богородицы из Меджугорья В РУССКОМ ЯЗЫКЕ …

Последное Послание из Меджугорье, 2 Декабрь, 2012 - Послание Богородицы визионерке Мирьяне
"Дорогие дети, с материнской любовью и материнским терпением Я призываю вас жить по закону моего Сына – чтобы распространять Его мир и Его любовь – чтобы, как мои апостолы вы могли принять Божью …More
Последное Послание из Меджугорье, 2 Декабрь, 2012 - Послание Богородицы визионерке Мирьяне

"Дорогие дети, с материнской любовью и материнским терпением Я призываю вас жить по закону моего Сына – чтобы распространять Его мир и Его любовь – чтобы, как мои апостолы вы могли принять Божью правду от всего сердца и молиться Святому Духу, чтобы Он руководил вами. Тогда вы сможете искренне служить моему Сыну и своей жизнью показывать Его любовь другим.
Paul

PACEA: de la Medjugorje la Civitavecchia

Ultimul Mesajul din 25 decembrie 2012
Fecioara a venit cu Pruncul Isus în braţe şi nu a dat mesaj, dar Pruncul Isus a spus:
Eu sunt pacea voastră, trăiţi poruncile Mele. ”
Apoi Maica Domnului ne-a binecuvântat împreună cu Isus cu semnul crucii.More
Ultimul Mesajul din 25 decembrie 2012

Fecioara a venit cu Pruncul Isus în braţe şi nu a dat mesaj, dar Pruncul Isus a spus:
Eu sunt pacea voastră, trăiţi poruncile Mele. ”
Apoi Maica Domnului ne-a binecuvântat împreună cu Isus cu semnul crucii.