Condivido questo articolo di Cesare Sacchetti tratto dal suo sito web "La Cruna dell'Ago". La mia sintesi e commento dell'articolo di Sacchetti: Lo spauracchio Vannacci serve per far gridare al pericolo …Altro
Condivido questo articolo di Cesare Sacchetti tratto dal suo sito web "La Cruna dell'Ago".

La mia sintesi e commento dell'articolo di Sacchetti:
Lo spauracchio Vannacci serve per far gridare al pericolo fascisti, e portare la gente alle urne il 9 giugno.
Come direbbe Vladimir Volkoff: È tutto un montaggio!
Una messa in scena per continuare il gioco delle parti. La DX contro la SX, una commedia infinita sul palco della politica, poi dietro le quinte fanno gli interessi dei padroni del mondo che li hanno piazzati al parlamento!
Ricordo che i parlamentari europei non contano nulla, la loro funzione si limita a proporre qualche leggina alla commissione europea (CHE NESSUNO HA VOTATO) la quale valuterà se la proposta è utile al "padrone".
NON EXPEDIT!
Mandare in europa dei mendicanti di leggine non serve a niente! Non conviene!
Non facciamoci più prendere per i fondelli.
Facciamo capire al potere che questa Europa non ci rappresenta e non la vogliamo.


Il falso oppositore Vannacci: il 9 giugno sarà un referendum sulla fine della repubblica dell’anglosfera

di Cesare Sacchettidi

30/04/2024

A volte si ha la sensazione di essere imprigionati in una dimensione che il filosofo tedesco Nietzsche, “massima” espressione del pensiero anticristiano moderno, chiamava “eterno ritorno dell’uguale”.

E’ quella dimensione dove gli eventi continuano a ripetersi all’infinito fino a quando poi si arriva inevitabilmente alla fine della storia stessa, almeno quella che i suoi mediocri sceneggiatori hanno scritto.

In questo caso, si tratta del valzer dei falsi oppositori, chiamati gatekeeper nella terminologia anglosassone, che è iniziato almeno dagli anni 2000 quando già la democrazia liberale iniziava a mostrare delle vistose crepe sul suo muro.

Erano gli anni del cosiddetto berlusconismo liberale di centrodestra contrapposto invece al liberalismo di sinistra.

Erano gli anni di quel duopolio controllato partorito dalla infausta rivoluzione colorata di Mani Pulite voluta dall’anglosfera che infatti ha modellato la già fragile democrazia “italiana” a immagine e somiglianza di quella americana.

La Prima Repubblica è stata una stagione nella quale la sovranità era ristretta, ma non così tanto da annullare una intera classe politica.

Esistevano degli statisti di prim’ordine quali Bettino Craxi e Giulio Andreotti che furono poi spazzati via dall’ondata di fango del pool di Milano che già prima dell’inizio delle inchieste era in contatto con gli ambienti diplomatici americani.

Questa falsa rivoluzione, come la definì efficacemente Craxi, creò un bipolarismo dove entrambe le sue derivazioni, il centrodestra e il centrosinistra, erano perfettamente controllate da quei poteri transnazionali massonici e finanziari che hanno governato l’Italia dal 43 in poi e che hanno stretto un cappio ancora più opprimente attorno al Paese dopo il 92.

La costruzione dei falsi oppositori in Italia

Il malcontento degli italiani nei confronti di questa falsa alternanza era già elevato negli anni 2000 e allora i signori del potere, quello vero, decisero di lasciare entrare in scena una falsa opposizione che era stata accuratamente preparata anni prima, sul panfilo del Britannia nel 1992, sul quale c’era a detta di Emma Bonino, non smentita, Beppe Grillo.

Questa falsa opposizione aveva le fattezze del M5S del citato Grillo e del suo socio, Gianroberto Casaleggio, già vicino a Forza Italia e socio d’affari attraverso la sua Casaleggio Associati, vera proprietaria del M5S, di Enrico Sassoon, appartenente ad una famiglia ebraica vicina ai Rothschild e famigerata per il traffico d’oppio che gestiva nel 800.

Quella falsa opposizione aveva una data di scadenza come ce l’hanno tutte le false opposizioni e allora i vari grembiulini che decidono chi e come deve entrare a Montecitorio e palazzo Chigi si sono adoperati per costruire un’altra falsa opposizione che stavolta aveva le sembianze della Lega.

Se c’è stato un partito che ha una storia carica di odio nei confronti dell’Italia quello è proprio il Carroccio fondato da Umberto Bossi e Roberto Maroni che non aveva altro scopo sin dal principio che quello di dividere l’Italia in tre macroregioni, si ricordi il progetto del non compianto professor Miglio, per servire al meglio la causa di quei poteri mondialisti e di quelle potenze straniere che volevano dividere l’Italia per poi accaparrarsi meglio le sue risorse industriali.

Questa disegno era stato concepito espressamente dal “grande” capitale tedesco che aspirava ad una secessione del Nord-Est italiano per poi “annettere” così economicamente quest’area e trasformarla de facto in un protettorato economico teutonico.

L’idea della secessione serviva a separare la catena del valore che lega il Nord-Est al Mezzogiorno, con il secondo primo importatore dei beni prodotti in Lombardia e Veneto, e soltanto questa semplice evidenza dimostrava e dimostra che il Sud non è mai stato una “zavorra” per il Nord, a differenza di quanto millantavano i beceri leghisti delle origini, ma invece è stato da sempre il suo primo cliente.

Nel 2012, la Lega era caduta in disgrazia. Il Carroccio si trovò in un’ondata di scandali giudiziari che vedevano i suoi membri invischiati in traffici di diamanti in Africa o coinvolti in vicende di lauree comprate in Albania, come visto per il caso del figlio del senatur Umberto, Renzo Bossi.

Il volto, vero, della Lega era quello. Era quello di un manipolo di mediocri capitani di ventura che non appena finivano di berciare “Roma ladrona” si appropriavano dei soldi dei loro iscritti per pagarsi vacanze, auto di lusso e anche altre “amenità”.
Ora sarebbe interessante capire con lo sguardo più distaccato del tempo se quella pioggia di inchieste non sia stata in qualche modo voluta per favorire la nascita della “nuova” Lega di Salvini nel 2013, ma quanto accaduto sembra suggerire fortemente questa ipotesi.

Salvini era esattamente quello che erano Bossi, Maroni, Calderoli e gli altri spregevoli personaggi del Carroccio.

Salvini in quegli anni era noto più per essere un maleducato curvaiolo del Milan che rivolgeva improperi di vario tipo ai napoletani, si ricordi il “senti che puzza”, e che disse esplicitamente che “il Sud non merita l’euro”.

Questo non nel 2000, ma nel 2012, soltanto un anno prima del “nuovo” corso della Lega “sovranista”.

La genesi della falsa lega sovranista

Nel 2013, viene allestito il cantiere di quel progetto e viene chiamato come “economista” di riferimento Claudio Borghi, pressoché sconosciuto fino a quel momento, che l’anno successivo iniziò un tour chiamato “Basta euro”.

La Lega era passata già nelle mani di Salvini che decideva di cavalcare la questione della sovranità monetaria per far rinascere dalle ceneri un partito che era finito.

Cavalcare è il termine giusto perché non c’era, come visto successivamente, alcuna seria intenzione di portare l’Italia fuori dall’euro, ma si trattava semplicemente di una messinscena politica per accreditarsi come un partito di ispirazione sovranista, cosa che in realtà il Carroccio non è mai stato.

Allo stesso modo i viaggi a Mosca e le magliette di solidarietà a Putin indossate da Salvini – e ci si chiede a questo proposito che fine abbia fatto tutto quel guardaroba – servivano sempre a veicolare il messaggio di una Lega che aveva iniziato una autentica fase di rinnovamento che purtroppo era solo, come detto, una triste recita.

Il cantiere della messinscena ha visto poi salire sul palcoscenico negli anni dal 2016 in poi personaggi come Alberto Bagnai, Antonio Maria Rinaldi, Marco Zanni e Francesca Donato.

Inutile dire che ognuno di questi personaggi che aveva fatto del sovranismo monetario, nemmeno economico, il marchio di fabbrica del partito ha poi abiurato le sue posizioni.

Rinaldi è stato colto da una sorta di “amnesia” che lo ha portato a dire “non abbiamo mai detto di voler uscire dall’euro”, la Donato, oggi con Cuffaro (sic), che un tempo cercava di passare come una progressista critica della NATO, ora dichiara che la NATO “ha dato 80 anni di pace”, e Bagnai infine, come i suoi “colleghi”, passato dalle stilettate all’euro a rivolgersi in termini più che amichevoli all’uomo che l’euro lo ha difeso e lo ha salvato, condannando l’Italia, ovvero Mario Draghi.

Questa è la storia di una farsa che gli italiani che votavano Lega hanno compreso perfettamente soprattutto quando durante l’operazione terroristica del coronavirus il Carroccio piuttosto che erigere una barriera in difesa degli italiani come avrebbe dovuto, incitava a maggiori restrizioni e i suoi governatori erano i primi a vessare i propri abitanti, come visto con Fontana in Lombardia.

La maschera in realtà era stata calata già nel 2019 sul bagnasciuga del Papeete quando Salvini, in quel momento “inspiegabilmente”, fece harakiri provocando la caduta del governo gialloverde per riconsegnare il governo al PD, poiché tutti sapevano che i pentastellati non aspettavano altro che siglare un accordo con il PD per restare a palazzo Chigi.

L’anno successivo, nel 2020, si comprese meglio che quello era un passaggio di consegne concordato in quanto alla Lega era stata affidata un’altra missione, quella di preparare la strada di palazzo Chigi a Mario Draghi, oggi decaduto e da due anni a questa parte nelle vesti di mendicante di incarichi sovranazionali.

Il bilancio dopo 4 anni da quell’infausto marzo del 2020 è quello delle macerie assolute. Non solo non esiste più la Lega ma probabilmente non esiste più nemmeno la democrazia liberale.

Questo sistema politico si fonda, come noto, sul controllo del dissenso. I gestori del liberalismo si premurano sempre di costruire offerte politiche che sono da questi controllate.

Il gatekeeper, o meglio falso oppositore, è un po’ come una polizza assicurativa sulla vita della democrazia liberale.

Costoro vogliono essere certi che il dissenso nei confronti dello status quo vada sul binario da essi prestabilito e quando ciò non avviene, non ci sono possibilità che il sistema resti in vita.

L’Italia è ad un passo, o lo è già, in tali condizioni e ciò spiega i disperati tentativi di rianimare la Lega.

I lettori ricorderanno che già nell’agosto del 2023 denunciammo l’operazione che stava portando agli “onori” delle cronache tale generale Vannacci.

Nessuno conosceva questo personaggio prima di allora, e nessuno aveva mai saputo di una qualche sua presunta opposizione, mai manifestata, contro la farsa pandemica e contro le vessazioni subite dagli italiani.

Il libro da lui (?) scritto non aveva nemmeno il linguaggio di un militare e non sfiorava nemmeno i nervi del potere della massoneria, delle case farmaceutiche e dell’alta finanza.

Il sistema che aveva fabbricato le false opposizioni del M5S e della Lega era all’opera in quell’occasione e oggi per riesumare la seconda defunta falsa opposizione del Carroccio in una operazione che denota tutta la disperazione dei suoi architetti.

Ormai la falsa Lega sovranista è stata scoperta da tutti, e la costruzione dal nulla di un altro falso oppositore nulla potrà cambiare.

Non si fermano le macchine che stanno portando alla fine della repubblica dell’anglosfera in Italia. Il processo storico che è in corso è irreversibile, eppure i vari peones dello stato profondo italiano non si danno pace e continuano a riproporre senza soluzione di continuità le stesse strategie che ormai non funzionano più.

Questo spiega anche la ragione per la quale sono i media mainstream a dare tutto lo spazio possibile a Vannacci.

Sono loro che cercano di raffigurarlo a tutti i costi come un “oppositore” per far sì che le masse si bevano ancora una volta la loro medicina e tornino alle urne.

Non ci sono però segnali di una inversione di tendenza. Le settimane passano e la crisi della democrazia liberale del 46-48 peggiora sempre di più senza dare nessun segnale contrario.

Le europee sono una data da segnare in rosso sul calendario per questa ragione. Potrebbe essere con ogni probabilità la prima volta che in una “grande” elezione nazionale si scenda sotto la soglia del 50%.

E’ lo scenario che più atterrisce i vari inquilini di questa decadente repubblica e ciò spiega la loro compulsività nell’invitare al voto, si veda Mattarella, oppure il loro prepararsi a dare la colpa ai russi per il fallimento della consultazione del 9 giugno in quella che non sarà un voto ma un referendum su questo sistema politico in dismissione.

Se ci viene chiesto cosa votare a questo referendum abrogativo, ci si passi l’analogia, la nostra risposta è scontata.

Votare sì all’abrogazione della repubblica dell’anglosfera. Votare sì alla fine delle false opposizioni.

Il 9 giugno la non partecipazione al voto sarà un enorme segnale di rigetto del popolo italiano nei confronti di questo decadente sistema politico e nessun gatekeeper di turno potrà invertire la rotta che è stata tracciata da qualche anno a questa parte.

Solo quando ci si libererà dei partiti espressione dell’anglosfera, avrà un senso tornare al voto.

Ora bisogna portare a termine il lavoro che è stato messo in moto dalla storia. Bisogna liberarsi di questa classe politica di servi indegni che hanno preso l’Italia per consegnarla ai suoi carnefici.

Foto
N.S.dellaGuardia
Vengo anch'io... no tu no...
Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale...
Ah no quello era Iannacci, scusate...
Walter
Io sto con il Generale!! Forza Vannacci!!!
warrengrubert
Libero di farlo...
Fa sempre piacere ascoltare uno che dice quello che vogliamo sentirci dire.
Poi ci sono i fatti, che inevitabilmente dimostrano che il burattino di turno ci ha preso per il (_!_)
Ciao!
Mario Angheran
Il solito inguaribile Sacchetti col suo corredo di sofismi e narrazioni 'inspiegabili' a posteriori 🥴
Come se non votare avesse una maggiore capacità di cambiare le cose
warrengrubert
Esperienza insegna che nemmeno votare serve... Difatti siamo a lamentarci sempre del governo 🥶
Mario Angheran
Governi validamente eletti sono stati ribaltati da golpe finanziari,
questo significa che bisogna aspettare passivamente il prossimo tecnocrate, rendendogli la vita ancora più facile?
Sacchetti non sa nemmeno spiegare perchè la Lega è passata dal 33% alla situazione attuale. Salvini almeno si è reso conto