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gioiafelice
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Appena eletto Papa, Francesco cominciò ad incontrare Eugenio Scalfari. Francesco doveva essere il Papa, e Scalfari il laico. Invece Francesco era il laico e Scalfari il Papa. La religione di Scalfari …Altro
Appena eletto Papa, Francesco cominciò ad incontrare Eugenio Scalfari. Francesco doveva essere il Papa, e Scalfari il laico. Invece Francesco era il laico e Scalfari il Papa. La religione di Scalfari era definita, a tutto tondo, con dogmi ben precisi, intollerante e capace di inquisizione, voleva convertire e fare proseliti anche Oltretevere, voleva far valere la propria superiorità argomentativa, provocare, dissacrare. Nei colloqui con Francesco, Scalfari interpretava lo stesso Francesco, che non rettificava, gli metteva in bocca le proprie parole, che l’altro pronunciava, gli faceva contraddire le verità di fede cattolica, e l’altro ubbidiva. Scalfari era il Papa che insegnava, esplicando il proprio magistero di Papa, senza paura e privo di un minimo senso ecumenico. Per lui – ateo, nichilista e disperato – la verità era una sola. Francesco giocava di rimando, non precisava quando l’altro, il Papa, gli faceva dire cose non da Papa, era interessato al dialogo anche se era a senso unico, si compiaceva di scandalizzare con le parole suggeritagli da Eugenio. Voleva essere laico, pensava di avere davanti a sé un laico, ma aveva un Papa, il Papa della nuova religione della irreligione.

La storia di Francesco e di Eugenio Scalfari è la storia di una Chiesa che fa di tutto per essere laica e non più una religione e che non si accorge che il laicismo è la nuova religione e che non è per niente laico. Mentre il Papa gioca a non fare più il Papa, altri Papi ne occupano il ruolo. Mentre la Chiesa cattolica tollera e dialoga, le nuove chiese del laicismo postmoderno pontificano.

Eugenio e Francesco: qual era il Papa? - La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)

Le interviste rilasciate da Francesco al fondatore di Repubblica assomigliano ad un incontro tra un Papa e un anti-Papa, perché quest’ultimo, forte anche di una fisionomia michelangiolesca da Dio Padre, si presentava davvero come pontefice di una chiesa altrettanto cattolica, ossia universale, perché esprimeva compiutamente, quasi incarnava, lo spirito del nostro tempo che ad ogni latitudine chiede il riconoscimento morale, giuridico e culturale di qualsiasi desiderio, di qualsiasi voglia, che non sopporta nessuna gerarchia, nessuna autorità se non quella del flusso caotico della Storia, da scriversi sempre con la “esse” maiuscola, che antepone l’Io a tutto, Dio compreso (Scalfari nella prima intervista pare quasi congratularsi con Descartes – quello del cogito ergo sum – per avergli fatto perdere la fede).
In un’intervista con il Papa, Scalfari dichiarò di non credere nell’anima. Preghiamo allora, proprio per questo motivo, per l’anima di Scalfari perché, come gli rispose il Papa, anche se lui non credeva di possederla, l’aveva comunque.

L’intento di Scalfari: scalfarizzare il Papa - La Nuova Bussola Quotidiana (lanuovabq.it)