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LA SUPERBIA - IL VIZIO DEI PERFETTI di P. Giacomo Cucci. Le conseguenze della superbia La superbia, come gli altri vizi capitali, ha in se stessa la propria pena, quel senso di acidità malevolo che …Altro
LA SUPERBIA - IL VIZIO DEI PERFETTI di P. Giacomo Cucci.

Le conseguenze della superbia

La superbia, come gli altri vizi capitali, ha in se stessa la propria pena, quel senso di acidità malevolo che avvelena l'anima fin dal profondo e rende perennemente infelici, vuoti e scontenti della vita: "L'aspetto curioso circa l'essere tutti presi da se stessi - curioso solo nel momento in cui uno ci pensa - è che ciò sembra portare così poca soddisfazione [...]. La scontentezza è sempre una delle punizioni della superbia, la conseguenza delle illusioni dell'autosufficienza che essa incoraggia" (45).

Va anche precisato che non necessariamente le umiliazioni costituiscono una forma di guarigione: il superbo, qualora venga punito o smentito, può diventare ancora più astioso e bramoso di vendetta, riaffermando il proprio orgoglio ferito. Qui si prostra un aspetto della perversione della superbia, dal momento che anche i possibili rimedi rendono ancora più ostinati e incattiviti, fino a negare l'evidenza: "La superbia è l'unico fra i sette vizi capitali in cui si è frequentemente inconsapevoli della propria arroganza, mentre di solito sappiamo quanto siamo irati, golosi, sensuali [...], anzi nemmeno lo consideriamo un vizio. Questo perché è difficile per noi ammettere che siamo meno degni di considerazione di quanto immaginiamo, e perché la nostra cultura si valuta in termini grandiosi e non apprezza l'umiltà o la modestia [...]. Questo è indicativo del profondo cambiamento culturale, da un orientamento centrato su Dio a un orientamento centrato sull'uomo [...]. Ancora peggio, alcuni movimenti umanisti [...] giustificano e incoraggiano l'egoismo, un elemento centrale della superbia" (46).

La solitudine del superbo rimane comunque una delle conseguenze più evidenti; dato che ama solo se stesso non ha possibilità di conoscere le persone, di cui coglie solo la possibile ammirazione, per poi dimenticarle: "Come disse W. Auden, Narciso non si innamorò del suo riflesso perché era bello, ma perché era lui. Se fosse stata la sua bellezza ad affascinarlo, egli se ne sarebbe liberato in pochi anni, con il suo sfiorire. Questo appassire nell'amore di sé è solo un simbolo dello spreco della vita che possiamo vedere attorno a noi. Sono vite vuote, alla ricerca dell'autosoddisfazione, così come le espressioni delle loro facce sono vuote. Vuote di scopi. Vuote di esperienze. Vuote di impegno" (47).

Questo vuoto, come osserva Nouwen, è il risultato di una eccessiva preoccupazione per cose che di per sé non ci appartengono, la fama, il successo, l'onore, cose esteriori e imprevedibili e proprio per questo facili a perdersi (48).

Padre Giacomo Cucci