02:31
h2onews.org
4,3K
La comunione attraverso le nuove reti di comunicazione. Tutti sanno che parlare di comunicazione oggi vuol dire parlare di reti. Pochi sanno, tuttavia, che la Chiesa è stata pioniera nel campo delle …Altro
La comunione attraverso le nuove reti di comunicazione.

Tutti sanno che parlare di comunicazione oggi vuol dire parlare di reti. Pochi sanno, tuttavia,
che la Chiesa è stata pioniera nel campo delle reti informatiche attraverso la RIIAL, la rete informatica della Chiesa in America Latina.
Alcuni esperti di comunicazione e membri di questa rete condividono le loro conoscenze circa questa realtà che è stata al centro di una recente tesi dottorale di Leticia Soberón, officiale del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, discussa alla Pontificia Università Gregoriana:
“Essere rete nella Chiesa è partecipare ad una profonda esperienza di comunione, la comunione fra le persone che si vogliono bene in Cristo e che vogliono servire la stessa Chiesa e il mondo”.

La comunicazione e la comunione non sono però una via automatica, afferma la dottoressa Leticia Soberón:
“Una comunicazione che sceglie di accettare l'altro, di ascoltare l'altro e di accoglierlo nella sua realtà. Allora diciamo che la partecipazione con quel plus di libertà aggiunta di accettare l'altro e di essere accolto fa la comunione”.
Monsignor Enrique Planas, fondatore della RIIAL e coordinatore generale di H2onews, spiega che la comunione e il concetto di rete fanno parte della stessa struttura della Chiesa:
“La Chiesa nella sua identità, nel suo DNA, poiché porta dentro di sé il concetto di rete, poiché si fa portatrice del concetto di comunione, che sarebbe l'obiettivo della rete per eccellenza”.
Il dottor Angelo Scelzo, sottosegretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, sostiene invece che la “comunicazione deve essere comunione”:
“La comunicazione deve essere innanzitutto comunione altrimenti è un fatto solo tecnico, un fatto solo che mette in relazione all'uomo senza andare in profondità. Noi vogliamo che si eviti proprio questo, vogliamo che la comunicazione sia un valore in sé, che diventi un fattore di comunione e che coinvolga e interessi l'uomo fino in fondo”.