Marija a Rovereto 13 novembre 2011

In quattromila per la veggente Marija
Palasport e Sacra Famiglia stracolmi, tutti a pregare con la testimone di Medjugorje
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di Nicola Filippi
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ROVERETO.Un oceano di pellegrini (almeno 4000 persone) si è riversato, composto e silenzioso, ieri pomeriggio, al palazzetto dello sport e alla Sacra Famiglia per ascoltare la testimonianza di Marija Pavlovic Lunetti, uno dei sei veggenti testimoni dell'apparizione della Madonna sulla collina di Podbrdo, vicino a Medjugorje. A celebrare la messa, don Matteo Graziola.

"Se sapeste quanto vi amo, piangereste di gioia", recitava il volantino che annunciava l'incontro con Marija, la veggente di Medjugorje. Un «evento straordinario» per la maggior parte dei pellegrini che ieri pomeriggio si è accalcata sulle tribune del palazzetto dello sport e nella sala convegni della Sacra Famiglia. All'esterno, i vigili urbani e i carabinieri hanno coordinato l'afflusso delle centinaia di persone. I volontari della Croce Rossa pronti a scattare in caso di bisogno. Non è stato necessario: la giornata è filata via liscia, nonostante il caldo soffocante nel palazzetto. A celebrare l'adorazione eucaristica e la messa (cantata dal coro Pasubio), don Matteo Graziola - concelebranti don Enrico Finotti, don Enrico Setti, don Valentino Felicetti (l'ex decano di Rovereto), don Ernesto Menghini e il diacono don Paolo Zandonati.

Lei, la veggente, in prima fila, inginocchiata, davanti all'altare. Dopo la comunione, è salita sul palco e ha invitato i fedeli a pregare. Ha recitato fino ai cinque misteri, pregando inginocchiata, davanti alla statua della Madonna. All'improvviso, si è bloccata. Nel palazzetto è calato un silenzio straordinario, interrotto solo dagli scattidelle macchinette fotografiche. Per sei minuti, ha sussurrato alla statua. Poi Marija si è alzata in piedi. L'apparizione era terminata e si è seduta alla destra della statua.

Dopo qualche attimo, la veggente ha preso in mano il microfono e ha raccontato la sua testimonianza di vita. Oltre un'ora di racconto, spezzato dagli applausi scrocianti: dai suoi timori del regime comunista alla sua vita da veggente. «Non siamo visionari - ha ribadito - ma persone sane e normali. Serve una cultura nuova con tanto amore di Dio nella nostra vita». Basta credere solo al denaro, ha ripetuto, alla superficialità della mera ricerca della bellezza, dell'«aspetto da pavoni», ha additato la società moderna senza un Dio, gli aborti, il divorzio, i giovani senza fede e gioia in Dio.

Al termine, l'ha salutata un lungo applauso. Un pomeriggio coinvolgente permessa dall'amicizia ultraventennale che lega la veggente con l'alpinista Giuliano Stenghel, allestita da varie associazioni, in primis "Spagnolli-Bazzoni" e "Serenella".14 novembre 2011